\\ Home Page : Storico : Mostre ed Eventi (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 

Sabato 6 ottobre 2012 alle ore 18, in occasione della 8° Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI (Associazione dei musei d’arte contemporanea), lo studioRotella di Napoli a via Carbonara 58 presenta “The World of signs”, un filmato del percorso costruttivo di elaborazioni multimediali realizzate nel 2004 per l’artista Gianni De Tora partendo da una sua significativa creazione del 1983 dal titolo “Specchio delle mie brame….”.

locandina-gianni-de-tora

Commentando tale opera il critico Enzo Battarra scrisse:

“…… L’antico rigore geometrico viene infranto, grazie a una continua e piacevole rielaborazione di linguaggi pittorici e visivi in genere. L’oltraggio alla geometria viene consumato anche da frammenti letterari riportati sulle tele come epitaffi. Spesso il protagonista è Leonardo, con i suoi scritti intorno alla pittura capaci di fermare il tempo e di dar vita all’inanimato.

Le tele di Gianni De Tora diventano allora luogo della contaminazione  cromatica e materica, luogo dell’incendio delle strutture formali e geometriche. Da una tensione verso le forme primarie c’è un continuo slittamento verso i materiali dell’apocalisse. Stratificazioni continue aprono il varco a spessori mentali impregnati di una lucida cultura della forma. Ed il discorso sulla pittura – “De Pictura” - è una costante che si svela di continuo: ogni traccia viene utilizzata da De Tora proprio per arricchire questa indagine estetica, ogni segno è la lettera di un alfabeto esclusivamente visivo. Il colore diviene materia insieme con la tela, con la carta, con il tessuto, con gli specchi, con i frammenti di materiali sintetici e con altro ancora.

Il sogno dell’uomo, imprigionato sulle galassie del futuro, ricade sul ghiaccio di un carcere della memoria. Eppure il gesto, il primo gesto fu inventato da un pittore dell’assoluto. Ciò che va perduto è la filastrocca del tempo che scorre dai rubinetti sterili dell’incanto lunare.”

L’artista, scomparso nel 2007, viene in questa occasione ricordato soprattutto per il bisogno che ha sempre avuto di sperimentare nuove possibilità di linguaggio artistico, messaggio raccolto all’epoca dallo studioRotella che, utilizzando le immagini prodotte nel 2004, ha voluto elaborarle in questo video a cura di Luciano Basagni (fotografo), Tina Esposito (graphic designer), Franco Rotella (art director) con le collaborazioni di:

public relation Carmen Dinota

web designer Salvatore Dinota

modellazione/animazione 3D Antonio D’Orsi

 

designer Daniele Iannicelli

 

fotografo Giuseppe Piergianni

 

musica Marco Zurzolo

 

Gianni De Tora nasce nel 1941. Da sempre è interessato a superare la pittura accademica per un rinnovamento del linguaggio artistico , passando da una produzione di aspra matericità di evidente matrice espressionista all’indagine delle strutture primarie; analizza le sequenze e l’economia delle forme visive primarie deputando la figura geometrica a campo totale di  ricerca (è tra i fondatori infatti negli anni ’75 ’80 del gruppo Geometria e Ricerca con Barisani, Di Ruggiero, Tatafiore, Riccini, Testa e Trapani) .Sente poi la necessità di riconsiderare le varie esperienze tecniche e linguistiche per cui  l’interesse per le tendenze riduttive vengono a confrontarsi con momenti di ricerca più dialettica in cui convivono l’elementare ed il complesso. Le sue opere sono presenti in prestigiosi Musei (tra cui al Museo del Novecento di Napoli a Castel S.Elmo e presso la Seconda Università degli Studi di Napoli a S.Maria Capua Vetere) e in gallerie pubbliche e private. Della sua opera di sono interessati i maggiori critici italiani e stranieri.

 
Di Admin (del 01/10/2012 @ 00:00:01, in Mostre ed Eventi, linkato 1628 volte)
{autore=emblema salvatore} Inaugura da Nea giovedì 4 ottobre 2012, alle ore 18.30, Trasparenza e colore, personale di Salvatore Emblema, a cura di Pasquale Lettieri. In mostra, fino al 20 novembre, dieci opere del “Maestro delle tele sfilate”, tra i primi ad aver affrontato il problema dello Spazialismo.

salvatore-emblema-materia-e-trasparenza

"Materia e trasparenza"
Terre Vesuviane su juta
90 x 83 cm del 1971
collezione Marciano Arte

L'esposizione si snoda come un tributo all'artista originario di Terzigno, piccolo comune alle falde del Vesuvio, scomparso nel 2006 a 77 anni. Emblema comincia il proprio percorso eseguendo una serie di collage, usando foglie disseccate e costruendo ritratti attraverso le modulazioni cromatiche. Seguono le ricerche materiche con l’impiego di pietre e minerali raccolti alle falde del Vesuvio, dei quali si serve per concretizzare delle figurazioni. Il suo senso del rischio e della libertà lo portano prima a Roma dove comincia ad intensificare la sperimentazione dell’uso delle tele di sacco per le sue opere.
Contemporaneamente il mondo del cinema e della moda si interessano alla sua attività: collabora con Fellini e disegna modelli e stoffe per lo stilista Schubert. Ancora molto giovane si trasferisce negli Stati Uniti, dove frequenta con assiduità gli studi di Pollock e Rothko: dal primo apprende la libertà del gesto creativo, dal secondo invece lo sguardo su colori e trasparenze. Istituisce un fertile rapporto con il critico Giulio Carlo Argan che diventerà un suo grande ammiratore ed esegeta. Grazie a questa preziosa amicizia, Emblema conosce la sperimentazione materica di Lucio Fontana, e capisce che per raggiungere l’essenzialità delle cose è necessario togliere e non aggiungere. Elimina, così, il colore privilegiando la sola tela e, successivamente, la scompone, sottraendo alcuni fili e permettendo di intravedere dietro di essa quello spazio non più “morto” ma partecipe al quadro.
E’ questo il processo che porta alla creazione di tele dalla forte emozionalità astratta, un’arte che è segno, gesto e non parola. Con umiltà e caparbietà continua la sua ricerca che, finalmente, riceve una consacrazione definitiva e ufficiale: gli si aprono, infatti, le porte della Biennale di Venezia, del Metropolitan Museum di New York, degli Uffizi di Firenze, del Palazzo Reale di Napoli, mentre sue opere vengono acquistate dalle più importanti raccolte d’arte contemporanea sia pubbliche che private.
Se Fontana aggredì la tela con secchi tagli distruttivi (lo stesso si potrebbe dire delle bruciature e gli interventi di Burri), Emblema compì una lenta sfilatura della trama, agendo per sottrazione e alleggerimento, inseguendo la trasparenza attraverso la sovrapposizione di più tele. Il risultato fu la creazione di uno scambio definitivo tra il supporto e l’opera stessa, che finirono per identificarsi, mentre il colore servì soprattutto per sottolineare la trama della tela di sacco.
In Embema è assente qualunque ambizione di demistificare la pittura, o di sciogliere la sua ambiguità di fondo. Praticando un lavoro manifestamente manuale e non-creativo, risalendo e diradando la materia, si ritrova la luce, lo spazio, il tempo, la forza significante e non traslata del simbolo.
All’interno di questi spazi assoluti in attesa di definizione, privi di ogni possibile contraddizione interna, galleggiano forme biomorfe, ora strutture contraddistinte da una calibrata alternanza di vuoti e pieni, nelle quali il segno cerca l’identificazione nel gesto e nell’espressività diretta del colore. Natura su natura per ricavare una natura “altra”, lirica, che percepiamo davanti ai nostri occhi, ma che esiste solo dentro di noi.

NEA ART GALLERY
Via Santa Maria Di Costantinopoli 53 (80142) Napoli
+39 0810332399   info@neartgallery.it   www.neartgallery.it
 
Di Admin (del 08/09/2012 @ 13:30:01, in Mostre ed Eventi, linkato 1459 volte)
Il senso antico e contemporaneo della Piedigrotta è nella ritualità, nella Serenata alla Vergine, nelle installazioni di luce e nei canti. Nel rappresentare l'identità di una città fiera di sé ma che non vuole piegarsi nella sua memoria. In questa edizione, come amministrazione, abbiamo affiancato e sostenuto i desideri della comunità che da sempre mantiene viva la Piedigrotta. Religiosi, laici, turisti, cittadini. Appassionati d'arte e studiosi di Antropologia condividono in questo speciale anniversario un'attitudine a celebrare il culto sacro e i secolari culti profani. Il territorio che accoglierà l'edizione di quest'anno include il santuario di Santa Maria di Piedigrotta e il lungomare di via Caracciolo, la spiaggia di Mergellina e l'omonima stazione ferroviaria, la Villa comunale con la Cassa armonica e la Casina pompeiana e il Teatro di San Carlo. Vogliamo dare spazio alla creatività del quartiere e all'inventiva coraggiosa delle mamme, che con le classiche macchine da cucire realizzeranno i vestitini che i bambini indosseranno durante la festosa sfilata. Allestimenti urbani luminosi, mostre fotografiche antologiche, processioni di pescatori, laboratori musicali riservati ai più piccoli, performance sonore itineranti, liturgie e esplosioni pirotecniche di colori diventano stile e contenuto, sostanza e forma, di un evento che è dedicato parallelamente al quartiere e ai turisti, abbinando il presente al passato. Allora mi auguro che tutti vogliano e possano partecipare a questa iniziativa popolare che unisce turismo, cultura, storia e religione, nello spirito di una tradizione che sa convivere con gli esperimenti delle nuove generazioni.
Antonella Di Nocera
Assessore alla Cultura e al Turismo



 

Oggi 7 settembre inizia la "Festa di Piedigrotta". Negli anni '50 era una festa bellissima, molto partecipata perchè nella Via Toledo si riversava tutta la popolazione della città di Napoli e c'era anche la sfilata dei carri allegorici, mentre nella Villa Comunale aveva luogo la rappresentazione teatrale con le più belle commedie di Eduardo. Da un pò di anni questa festa è stata dimenticata, cancellata nella memoria storica e collettiva della città con vari tentativi di farla rinascere. Questa ultima edizione è affidata a Roberto De Simone.




IL CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI

"...si vuò capì Napl tecchet ‘e chiav rind ‘e mman
e si tras è nfern e paravis, sacr e profan
lott tra Abel e Cain
chi va facenn ‘e vot ‘e sant
e chi ancor addummann a Sibill sort e destin
cultur greca o latin…
"
Tratto dalla Tradizione esoterica napoletana.

Alcune immagini della Festa di Piedigrotta
 
Di Admin (del 23/05/2012 @ 00:00:01, in Mostre ed Eventi, linkato 1898 volte)
{autore=notte emilio}
emilio-notte-mostra

Inaugurazione della mostra "Emilio Notte" - 25 maggio, ore 11.30 Galleria dell'Accademia
 
Di Admin (del 20/05/2012 @ 00:00:01, in Mostre ed Eventi, linkato 1598 volte)
{autore=de martinis ornella}


 Una Mostra d’Arte  Contemporanea “(non)sono”

il Vernissage - Sabato 02 giugno 2012 si terrà, presso lo

Studio  Primo Piano, Corso Umberto I, n'179, Caivano (Na) (ore 19,00)

Un’iniziativa che propone e mira alla sensibilizzazione del “riciclo dei materiali”, che pur avendo avuto una partenza  in sordina due anni or sono, anche da parte dei media, ora vede un ampio coinvolgimento del territorio e degli artisti, pronti a contribuire ad un progetto per una normale fruizione quotidiana dell’arte e non come sporadici eventi. Una quotidianità delle persone che non sia fatta solo di stati di emergenza per la salvaguardia del territorio vedendo i nostri luoghi invasi di monnezza”, ergo le azioni artistiche hanno un ruolo non solo di visione ma di incidenza su un normale quotidiano attento al “riuso della bellezza in disuso”.

Studio Primo Piano intende essere uno spazio libero (indipendente/no-profit) al servizio di giovani artisti che esprimono le loro opinioni con le loro opere, un percorso che da voce in un “modo artistico”, che apre uno spiraglio di speranza per i giovani artisti emergenti del territorio e non solo.

Il titolo della Mostra (non)sono è preso in prestito da un’ opera del Maestro Stelio Maria Martini fatta in collaborazione con Tonino Raucci ed esposta in questi giorni a Milano, loro insieme a Maurizio Esposito hanno curato la mostra e l’allestimento è curato da Maria Rosaria Di Segni.

La Mostra si avvale di opere di artisti di chiara fama come: Orazio Faraone di Caivano (1931-1995) che dal 1962 ha svolto un’ininterrotta attività espositiva in diverse mostre personali e collettive. In seguito è andato sempre più integrando la propria ricerca con scritti ed interventi critici, arrivando ad operare in un dominio propriamente di frontiera tra pittura e scrittura,  inoltre ha collaborato con Stelio Maria Martini per le opere Specchio autologico” e “Una labile consistenza”, ed altro.

In questa collettiva è accompagnato dagli artisti: Maurizio Esposito, Tonino Raucci, Antonio Palmieri, Carmina Esposito, Manfredi Del Prete, Mimmo Maria e Ornella De Martinis che,  riutilizzando i materiali poveri, combattono alcuni eccessi derivanti dalla società consumistica. Giunti con spirito spontaneo ed indipendente  alla terza edizione, gli organizzatori vedono una crescente platea o per ben dire anime sensibili al tema trattato, ma anche appassionati d’arte o semplici curiosi, attirati dall’idea di vedere opere realizzate riciclando materiali.  

Da tempo oramai vediamo che, in molti angoli culturali, l’arte esonda dai tradizionali circuiti artistici e si infila un po’ ovunque come un blob, trasformando per un giorno o più molti dei negozi in veri e propri concept store, luoghi in cui oltre a offrire dei servizi, tutto può accadere.

Ci sarà inoltre uno spazio live “Evening Dance con performance di Tango” .pezzi di vita scomposti vorticano, un unico abbraccio, la musica diventa carne… con il duo Graziano Di Segni e Rosa Di Nocera , con orario 20,00 - 21,00 - 22,00

Quindi una Mostra d’Arte Contemporanea dal parrucchiere, un’idea originale per esporre l’arte fuori dai “santuari” consolidati e testimoniare che ogni luogo può essere permeato dall’arte che “datur omnibus” si concede. 

La Mostra sarà visitabile dal 2 fino al 30 Giugno 2012,dal martedi al sabato presso: Studio Primo Piano in C.so Umberto,179 a Caivano Na  Tel:081 8318489

SCARICA QUI' L'INVITO


 
{autore=godi goffredo}
Mostra personale di Goffredo Godi: "Paesaggi mediterranei" all'Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo dal 19 aprile al 18 maggio 2012.
Presentazione di Stefano Gallo, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
Organizzazione e coordinamento: Association Culturelles Autre Italie.
La mostra sarà accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo con testi tradotti in alcuni dei principali idiomi europei.
 

goffredo-godi-1968
"Nel verde" Olio su tavola 43x63 cm del 1968. Collezione Marciano Arte

Istituto Italiano di Cultura - Strasbourg
7, rue Schweighaeuser – F – 67000 Strasbourg
renseignements :
tél. 03 88 45 54 00 - fax 03 88 41 14 39
website: www.iicstrasburgo.esteri.it
email: iicstrasburgo@esteri.it
dalla presentazione del prof. Stefano Gallo:

A me sembra che chiunque sia posto di fronte ai dipinti di Godi, alle sue piccole tele dai vivaci colori sulle quali affiorano sintetiche raffigurazioni del mondo, non possa sottrarsi a un certo sentimento d’incanto. È la sorpresa, la meraviglia e subito dopo il senso un po’ di mistero che si prova per quanto riesce a catturarci, a farci preda di una diversa visione, di un diverso pensiero. È quel che succede sempre di fronte alle opere d’arte, di qualsiasi concezione e fattura esse siano l’esito: dalle più astratte o concettuali a quelle al contrario, come i dipinti di Godi, più vicine alla riconoscibilità del mondo visibile che ci circonda; ma a condizione che vi sia quel qualcosa che chiamiamo arte, che è in grado di trasferirci in una dimensione simbolica o immaginaria dell’esperienza. I quadri esposti in questa mostra rappresentano bene i soggetti cari al maestro. Vediamo soprattutto paesaggi, poi nature morte e rappresentazioni di persone nella natura. Ma compaiono anche due dipinti nei quali le figure sono state sottoposte a processi d’astrazione che hanno consentito la costruzione d’intrecci dinamici. Già questo aspetto, quantitativamente secondario nell’attività di Godi, che si è voluto tuttavia documentare, lascia intendere che la formazione del suo linguaggio è stata più stratificata di quanto a un primo sguardo potrebbe apparire. Ma anche un’osservazione attenta dell’insieme delle sue opere non può non stimolare chi le guarda a interrogarsi sull’apparente semplicità d’espressione di cui esse si avvalgono. Il fatto è che l’immediatezza con la quale le immagini di Godi giungono al fruitore trae in inganno. L’immediatezza degli effetti suggestiona, coinvolge, allieta; e insieme nasconde il linguaggio che tali effetti genera. La semplicità apparente del linguaggio di Godi risiede in un peculiare uso della lezione astratta che recupera l’elementarità di stesura del colore e la sua struttura frammentaria per ottenere effetti mimetici di più intensa e immediata ricezione. Se si osserva una qualsiasi delle opere in mostra, per esempio Barche di pescatori, ci si accorge che la forza rappresentativa del quadro è generata proprio dalla frammentaria costruzione per piani di colore sia degli spazi, sia degli oggetti in esso disseminati, sia dell’ambiente naturale nel suo insieme. La viva immediatezza della scena in fondo non deriva dalla facile riconoscibilità dei diversi motivi figurativi, ma dalla rapida sintesi dei distinti piani di colore secondo cui Godi realizza la rappresentazione. È questa struttura di segni, che rimane nascosta a chi si lascia catturare solo dal loro esito raffigurativo, a nutrire le rappresentazioni di Godi del loro spirito felice, che, contiene in sé tanto il sentimento dell’eterno che il presentimento della fine. Dal punto di vista della storia dell’arte, direi che il “naturalismo fremente” della pittura Godi si differenzia sia dai modi dell’Impressionismo che dell’Espressionismo. Dai primi, perché non si serve della sintesi ottica dei colori. L’immediatezza visiva delle sue forme essenziali e vivaci è data dalle relazioni sintetiche che si stabiliscono tra i diversi piani di colore, senza mai pervenire a soluzioni di fusione. Anche il riferimento all’esempio di Cézanne non calza bene, perché ciò che caratterizza i quadri di Godi è il risalto intenso dei particolari della veduta. Se si guarda, per esempio, la Natura morta del 2006, immediatamente si è richiamati dalle dissonanti stesure cromatiche delle quali sono fatti i frutti e gli ortaggi alla percezione della loro esistenza. Allora si penserebbe alla presenza nella sua pittura di una carica espressionista. Ma si faccia il confronto con Soutine e ci si renderà conto che la soggettività con cui Godi si avvicina ai suoi motivi nulla ha a che fare con la volontà di stravolgerli da cima a fondo con l’impeto di un pathos interiore. Le sue rappresentazioni lasciano avvertire una vibrazione, direi un tremito esistenziale; ma è tutt’altra cosa rispetto al ruolo che la manifestazione dell’interiorità gioca generalmente nell’Espressionismo. Guardiamo Godi dipingere. Che cosa ci mostrano le sue vedute? Che cosa guardando e dipingendo, guardando sempre col pennello alla mano, ci ha fatto vedere? Quel sorriso incantato di Godi non prelude ad una pittura che effonda sentimento, ma neanche a una distaccata osservazione. L’artista vuol cogliere qualcosa del mondo cui guarda, qualcosa della vita che si nasconde in esso, più in profondità della superficie delle cose, dove l’uomo possa trovare il nutrimento per sé perché di quella vita anch’egli è parte. È un vedutismo dunque che ha una motivazione e una guida spirituale, ma che sa di dover cercare guardando, senza avvicinarsi troppo ai motivi per non riversarvi un sentimento di origine soggettiva, senza rimanere troppo lontano da essi per non perdere la ragione umana di quella osservazione. La mia impressione è che Godi facendo parte di quell’esperienza – e di quella cultura – che ha attraversato la guerra e le si è proiettata oltre rimanendone segnata, ha sentito che prima dell’essere c’è l’esistere, che all’essere l’uomo può giungere solo passando tra i sentieri dell’esistere, che il nutrimento dell’eternità della natura dunque, e il nutrimento che questo sentimento può dare, si possono attingere avvertendo a fondo quanto tutto sia “esposto” al divenire. E trasferendo questo in pittura, a me pare che quel contatto con la vitalità del colore-materia, cioè quell’assimilazione d’una essenza di Informale rielaborata nella resa dell’immediatezza vitale della veduta, sia l’altra faccia di tale sua matrice – per esperienza di vita – “esistenzialista”.

catalogo in formato elettronico:
www.goffredogodi.it/catalogo_Godi_IIC-Strasburgo.pdf

 


MOSTRA ICONOGRAFICA

Dal 30 marzo al 30 giugno

Capolavori Inediti in esposizione

Tutti i giorni ,dalle 9.00 alle 18.00

Per info e prenotazioni:

info@museosangennaro.it

039 – 081.294980


Il Museo del tesoro di San Gennaro a Napoli, pur esponendo opere e testimonianze della grande civiltà di un popolo millenario è un museo giovane. E’ stato inaugurato grazie anche al contributo dei fondi della Comunità europea, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici, la Soprintendenza Beni Artistici e Storici e la cui realizzazione e gestione è stata affidata alla Pg Video srl di Napoli, ma ha già al suo attivo un interesse internazionale ed un’affluenza record.

Si tratta di un Polo Museale di altissimo valore storico artistico, culturale e spirituale dedicato alle straordinarie opere appartenenti al Tesoro di San Gennaro, sinora mai esposte, ed alla bellissima Sacrestia con gli affreschi, tra gli altri, di Luca Giordano ed i dipinti del Domenichino e di Massimo Stanzione.

Antichi documenti, oggetti preziosi, argenti, gioielli, dipinti di inestimabile valore, facenti parte del Tesoro di San Gennaro che, nel corso dei secoli, sovrani, papi, uomini illustri o persone comuni hanno donato per devozione al Santo, hanno trovato e troveranno in questa sede una propria collocazione e soprattutto consentiranno, in varie fasi, l’allestimento di mostre tematiche rare e straordinarie.

Il percorso museale è accompagnato da un itinerario sonoro che parte, nella prima sezione, dalle voci dei vicoli di Napoli, a sottolineare la forte appartenenza e aderenza con le radici della città, per poi articolarsi in una preghiera a San Gennaro nella sezione in cui sono esposti i busti d’argento dei compatroni che accompagnavano la processione di San Gennaro e, nella terza sezione, dove è esposto il reliquario del sangue donato nel 1305 da Carlo d’Angiò e che ancora oggi trasporta le ampolle del sangue in processione, è il canto evocativo delle parenti di San Gennaro a raccontarci il miracolo della liquefazione. Nella quarta sezione, invece, sono protagonisti i canti antichi sacri del ‘600. Al secondo piano si accede alle Sacrestie, mai aperte al pubblico per quattro secoli e che oggi, grazie al museo, è possibile ammirare in tutta la loro straordinaria bellezza con i marmi pregiati, i dipinti di Massimo Stanzione, di Dominichino, di Luca Giordano. Nelle nuove sale del terzo piano, allestite per l’occasione, sono esposti i leggendari gioielli: le undici straordinarie meraviglie del Tesoro dedicato al Santo protettore di Napoli (a detta degli esperti una delle collezioni più ricche del mondo assieme alla Corona d’Inghilterra e al Tesoro dello zar di Russia) che si aggiungono all’ esposizione permanente degli argenti del Museo del Tesoro di San Gennaro.  L’allestimento della mostra è un vero e proprio viaggio nel tempo tra le bellezze e le radici di Napoli, tra i vicoli e i colori dei mercati, tra i volti degli emigranti e quelli del popolo in attesa del miracolo, tra la processioni di New York e quella di Napoli, con sonorizzazioni, immagini, voci, emozioni, che si rincorrono tra le sale  dove emergono dal buio solo le luci splendenti dei gioielli più preziosi del mondo.

Centocinquanta audioguide in italiano, tedesco, inglese, francese e spagnolo, comprese nel costo del biglietto, oltre al supporto delle hostess, sono in grado di offrire una puntuale e precisa spiegazione del percorso museale. Adiacente al Museo è ovviamente la Real Cappella del Tesoro di San Gennaro, gioiello universale del barocco. Il Museo del Tesoro di San Gennaro ha inoltre stipulato una serie di convenzioni con le quali, acquistando un biglietto unico integrato, è possibile visitare anche la Quadreria del Pio Monte di Misericordia, gli Scavi archeologici del Duomo, la basilica di Santa Restituta e l’abside angioino del Duomo e usufruire delle audioguide all’interno della Real Cappella del Tesoro.


Paolo Jorio

Direttore del Museo del Tesoro di San Gennaro
 
Di Admin (del 29/03/2012 @ 10:54:01, in Mostre ed Eventi, linkato 1288 volte)
{autore=sangiovanni mario}


Mario Sangiovanni

"Paesaggio Flegreo" a cura di Patrizia Di Maggio e Daniela Ricci (29 marzo - 29 aprile 2012)

Napoli, Palazzo Reale - Inaugurazione giovedi 29 marzo ore 17,30 -


La Sala Dorica di Palazzo Reale a Napoli accoglie per la prima volta le opere dell’artista Mario Sangiovanni nella mostra "Paesaggio Flegreo".

Dal 29 marzo al 29 aprile 2012 la personale, curata da Patrizia Di Maggio e Daniela Ricci, è stata progettata come un racconto nel tempo e presentata come in un album di fotografie.

Circa cinquanta opere, tra dipinti e grafiche, propongono il legame vivo e tangibile con i luoghi, che l’artista osserva con sensibilità, tentando di recuperare il proprio vissuto in una dimensione memoriale.

Porti, strade e case di Pozzuoli, dove Sangiovanni vive e lavora, analizzano la vita, talvolta resa fragile e debole dalla contemporaneità, attraverso il paesaggio vissuto come espressione della propria interiorità, ricco di sensazioni che passano dal quadro allo spettatore.

«La pittura di Mario Sangiovanni è severa, robusta, essenziale» scrive nel catalogo della mostra, Patrizia Di Maggio. «I volumi sono solidamente costruiti, racchiusi dalla linea di contorno evidente, dominante; il colore è spesso, corposo, applicato per stesure successive, con ampie pennellate».

«La coordinazione compositiva delle singole parti della realtà diventa l’insieme nella sua rappresentazione geometrico figurale» puntualizza Daniela Ricci. «I paesaggi di Sangiovanni, portando echi di un primitivismo essenziale ricco di valori, intendono anche sottolineare problematiche sociali e naturali per lottare contro l’ansia che la nostra società dei consumi ci impone …».

Una storia nella storia, dove il paesaggio riflette immagini reali fermate in un tempo indefinito, introspettivo, spaziando tra abitati urbani, fabbriche dismesse e ambienti solitari, specie all’alba o all’imbrunire, quando la sensibilità dell’artista coglie forme ed ombre suggestive ed eloquenti.

 
Di Admin (del 28/03/2012 @ 11:00:09, in Mostre ed Eventi, linkato 1502 volte)
museo-emblema-mostra-peter-lodato

Peter Lodato nasce a Los Angeles, studia e si forma nelle scuole e nelle Università californiane di metà anni ’60; inizia la sua esperienza lavorativa in California e specificamente nella California del Sud.

Questo significa molto nella sua esperienza artistica e di vita. Ricordiamo anche che alla metà degli anni ’60 iniziano a prendere consistenza tutti i movimenti politici e studenteschi centrati sulla non violenza, sulla lotta alla guerra del Vietnam e sulle tematiche dell’apartheid dei Neri americani. Questo incredibile mix di idee politiche e sociali, in uno con la realtà circostante fatta di spazio e luce, ha forgiato una personalità che ha saputo confrontarsi con tutte queste tematiche ed elaborarle in chiave artistica in modo eccellente.

E soprattutto Lodato investiga la tematica della visione in rapporto allo spazio nel senso che la “visione” contiene in sé un paradosso: “promette il mondo ma rimane frustrantemente parziale” (Merleau-Ponty in The Primacy of Perception) in quanto limitata dalla condizione della realtà fisica. La visione perciò è illusione; essa è ben lontana dall’essere perfetta perché, pur offrendo la verità della realtà portata immediatamente a livello di consapevolezza, offre nel contempo anche irrealtà ed errore. L’ambiguità contenuta nella visione è quello che Lodato analizza e sperimenta. (Cynthia Penna Simonelli)
 



Vincenzo Vavuso

“La pittura: l’espressione di noi stessi” è il titolo di questa mia prima opera artistico – letteraria, che nasce  non solo da uno studio minuzioso e attento per la pittura, ma soprattutto grazie alla passione e all’amore che mi lega ad essa da molti anni. Il mio intento è quello di dare anche agli altri la possibilità o la capacità, di poter leggere tra le righe di un dipinto. Capirne l’essenza, la tecnica, il supporto, ma soprattutto ciò che l’artista sentiva nel suo inconscio al momento del concepimento dell’opera.  In questo saggio, premiato  con medaglia d’oro come I° classificato al concoso Internazionale  “LILLY  BROGY”  di Firenze, ho proferito di Artisti che hanno dato lustro alla storia dell’arte italiana ed in particolar modo alla Campania,  partendo dall’Ottocento fino al fil ruoge del contemporaneo.  Spero di essere riuscito nel mio intento e ringrazio sinceramente fin d’ora tutti coloro che vorranno condividere con me, quella passione che ha nobilitato il mio animo e la mia mente.
                                                                                                                                                    Vincenzo Vavuso
 
                              SAN GIORGIO A CR.,   Biblioteca Comunale di San Giorgio a Cremano presso Villa Bruno
                                         27 Marzo 2012 ore 17.30
 
VINCENZO VAVUSO
“La pittura: L’espressione di noi stessi”
(Terra del sole edizioni)
 
Prefazione di Massimo Ricciardi
Posfazione di Michele Sessa
 
Interventi di:
Prof. Franco Bruno Vitolo
Dott. ssa Immacolata Marino
Dott. Alfonso Bottono
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7