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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Admin (del 27/11/2012 @ 00:00:01, in Mostre ed Eventi, linkato 4405 volte)
{autore=grassi alfonso} Lo spettatore che si trovi di fronte alle opere del Grassi non può non essere suggestionato dalla robustezza dell’impianto compositivo e dalla efficace modulazione cromatica, da quel calore pieno ed intenso che l’artista ha saputo strappare ai dardi infuocati del sole della radiosa Salerno.
(Santo Longo)

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Olio su tela 40x40 cm. Autentica a tego. Incorniciato.

Alfonso Grassi ha studiato all' Accademia di Belle Arti di Napoli ove è stato allievo di Carlo Silviero, Emilio Notte e Vincenzo Caprile. All'età di diciannove anni dipinse il suo primo quadro con olio di cucina: una composizione con più figure che è ancora di proprietà della famiglia. Chiamato alle armi, partì per il fronte francese ed in seguito per l' Albania e la Grecia, dove restò ferito ad un braccio. Pochi altri pittori possono vantare, come lui, tanti premi vinti e tante mostre collettive e personali. Nel 1982 vinse il premio Europeo di pittura "Lorenzo il Magnifico". Allievo prediletto di Giorgio de Chirico e amico di Pietro Annigoni e di Gregorio Sciltian. Ritrattista ufficiale di Papa Paolo Giovanni II, di Giorgio de Chirico, di Sandro Pertini, di Giulio Andreotti, del principe di Torlonia, del Cardinale di Napoli S.E. Michele Giordano e dell'Arcivescovo di Salerno Guerino Grimaldi. Tesserino di riconoscimento pittorico per i vecchi, ma dipinse anche paesaggi, nature morte ed animali. E' stato forse l'unico pittore del XX sec. che ha dipinto fino alla fine della sua vita a "lume di candela", lavorando a tutte le ore del giorno. Ha frequentato musei e studiato la pittura del passato. Pochi come lui sono conoscitori della pittura del Caravaggio e del Guarini, di Van Gogh e di de Chirico. Appassionato ricercatore della buona materia pittorica, è diventato negli anni un autentico alchimista del colore, un preparatore di tele scrupoloso ed esigente fino alla paranoia. Arguto, di un umorismo tipicamente meridionale, racchiuse nel suo carattere la spontaneità napoletana e la decisione tipica della gente irpina.

ALFONSO GRASSI, UN VERO PITTORE
In un'epoca come la nostra in cui la maggior parte dei pittori neglige o, piuttosto ha completamente dimenticato cos'è la forma, cos'è il volume, cosa sono tutte quelle qualità che danno vita ad una pittura, cosa sono tutti quei valori che creano lo spettacolo sulla tela e fanno si che una figura umana, un oggetto, un animale, un albero o una pianta non sono vaghi ed indefiniti fantasmi, spesso sgradevolmente deformati, piatti ed appiccicati l'uno all'altro come sardine nella scatola, in un'epoca come la nostra, dico, è una vera soddisfazione ed un riposo per coloro che realmente capiscono la pittura e non si lasciano influenzare dalle cosiddette «tendenze» e dai vari «ismi» creati e divulgati per confondere le idee alla gente e vendere fumo agli ingenui, è un vero riposo ed una vera soddisfazione, ripeto! guardare i quadri di Alfonso Grassi. Alfonso Grassi è un pittore serio, che lavora con coscienza ed impegno, che affronta di petto le difficoltà. Studia attentamente la forma ed il chiaroscuro; studia il disegno, lo spazio tra una figura e l'altra, fra un oggetto e l'altro, fra una forma e l'altra. Seguendo ed interessandosi alla sua opera si sostiene e si incoraggia un vero pittore. (Giogio De Chirico)
 
GEPA GROUP Scarl e il Comune di Portici presentano tre interessanti mostre in un percorso museale al piano nobile di Villa Mascolo a Portici, via Scalea, 32. La Villa sarà aperta la mattina dalle ore 10 alle ore 13 fino al 31 dicembre 2012 e l'accesso è libero.
Da collezioni private provengono le quattro bellissime tele inedite di Luca Giordano che aprono la mostra presentata dal prof. Vincenzo Pacelli: "I quattro dipinti presentati in questa mostra, le due Storie di Amore e Psiche, dalle Metamorfosi di Ovidio, la deliziosa Annunciata di cui vorremmo trovare il pendant con l’angelo annunciante, e l’Autoritratto in veste di Democrito possono considerarsi, per genere, un piccolo saggio monografico della maturità di Luca Giordano. Le tre opere di più piccolo formato possiamo cronologicamente collocarle al momento degli affreschi Medici Riccardi, in cui Giordano mostra ancora quella forte ascendenza cortonesca, sia nella ariosità della composizione, che nei colori chiari e luminosi; mentre ugualmente alla maturità dell’artista va riconsegnato questo suo Autoritratto, per nulla ironico, ma che si rifà alla grande affermazione che sia la scienza che la filosofia riscossero nell’arte secentesca".
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Splendide ed imponenti le due opere con i relativi studi e cartoni preparatori presentate da Vincenzo Sorrentino docente del corso di Teoria e Tecnica dell'Affresco all'Accademia di Brera: "[...] egli non è un pittore nell’accezione comune, ma anche un frescante, ovvero colui che nel nostro tempo, quasi incredibilmente, riesce, come pochi altri, a trovare l’energia, l’impegno intellettuale, la capacità tecnica e manuale per recuperare la più antica e nobile tecnica artistica della storia della pittura. Sorrentino riesce a fare tutto questo, a portare l’arte ancora ad un grado di sperimentalismo di grande interesse, grazie allo stretto contatto con i suoi allievi dell’Accademia, potenziali depositari e continuatori di questa preziosa eredità" (V. Pacelli)

La terza mostra della Scuola di Grafica d'Arte all'Accademia di Belle Arti di Napoli, ci permette di dare uno sguardo alla generazione futura di artisti napoletani che hanno riproposto la tecnica dell'incisione nelle sue diverse sfumature e personalizzazioni. Gli allievi partecipanti alla mostra sono: Sergio Totaro, Maria di Sena, Rosaria Scotto, Antonio D'Agostino, Iolanda Belvedere, Francesco Giordano, Biagio Franco, Loreta Azzelini, Paolo Aiello, Luca Nocerino, Roberta Ranieri, Giusy Sellitto, Angela Buccino, Berta De Maria, Alinerosa Marra, Angelo Pisano, Annalisa De Feo, Andrea Matarazzo, Daniele Ferrandino, Francesco D'Amore, Francesco Violano, Fulvio Bennato, Luigi Massa, Genny Conte, Noemi Frezza, Maria Tirotta, Marco Tammaro, Giacomo Sorrentino, Rita Tomasulo, Rosaria Scotto, Antonio Sposito, Adelaide Rosati, Chiara Romeo, Carmela Martello, Stefania Di Caro, Chiara Faella, Costanza Fraia, Leandra Di Meo, Luca Migliozzi, Leonardo Zhao Jiawei, Mariacarmela Cafaro, Lara Oliva, Massimo Ciancio, Sonia Gianpaolo, Luciano Gaudino, Sabina Maresca, Valentina Patete, Vlad Mircea Marchese, Margherita Ruscigno, Gabriella Granito, France Pannone, Zhou Haorn, Sara D'Amore, Salvatore Naddeo, Vincenzo Mirra, Antonio Matarazzo, Martina Lubrano Lavadera, Francesco Russo, Fabrizio Palumbo, Ferdinando Catapano, Annalisa Torelli, Sara Martinelli, Serena Lombardo.
Inoltre, l'Accademia di Napoli espone quattro bellissime riproduzioni di abiti del Settecento napoletano e alcuni festoni preparati dagli allievi del corso di Scenografia.
I cataloghi sono stati curati da Stefano De Marco.

Per visite guidate sia per la Mostra che per il complesso Monumentale di Villa Mascolo telefonare allo 081.7862529 oppure alla Dott.ssa Manuela Biondi 3383267787
 

La mostra ricostruisce una delle più felici esperienze artistiche della pittura di paesaggio napoletano dell'Ottocento. L'esposizione intende offrire all'attenzione del grande pubblico il sodalizio che nasce a Resina nel 1866 e che si affianca all'altro grande movimento della "Scuola di Posillipo". I protagonisti, Marco de Gregorio, Federico Rossano, Giuseppe de Nittis e il toscano Adriano Cecioni intendono scrutare il paesaggio, rigorosamente dal vero, facendo emergere la dimensione del nostro immenso territorio rurale, con la ricchezza o la miseria dei suoi borghi e delle contrade, puntando l'osservazione sulle attività della vita quotidiana fatta di abitudini e costumi, osservando piccoli centri e isolati sobborghi ma anche comunità attive nelle vicinanze del mare. La mostra è posta all'interno del percorso di visita al Pio Monte della Misericordia, con la Chiesa e l'appartamento storico della Quadreria, che custodisce una delle più importanti raccolte private italiane aperte al pubblico, con capolavori di Caravaggio, Battistello, Giordano, De Mura, Ribera, Stanzione e altre opere dal Cinquecento all'Ottocento.

Visite guidate gratuite su prenotazione obbligatoria il 24, 25, 26, dicembre 2012 e 6 gennaio 2013
 
Orari di apertura:
tutti i giorni, ore 9.00 - 14.00 (mercoledì chiuso)
Aperture straordinarie: 24, 25, 26, 31 dicembre 2012, 1 gennaio (ore 11-17) e 6 gennaio 2013.
Per info e prenotazioni:
www.piomontedellamisericordia.it
segreteria@piomontedellamisericordia.it
Via dei Tribunali, 253 - Napoli
tel. 0039 (0)81 44 69 44 / 73 - fax 0039 (0)81445517

fonte: www.comune.napoli.it
 
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PROGRAMMA 1° INCONTRO


7  Marzo  2013 – ore 17,00 VILLA MASCOLO


 

La  Scuola di Resina  o la Repubblica di Portici:  Alceste Campriani, Vincenzo Caprile, Adriano Cecioni, Eduardo Dalbono, Marco De Gregorio, Giuseppe De Nittis,  Paolo Michetti,  Federico Rossano....


 

Umberto Piezzo (Società Gepagroup-Villa Mascolo) :  introduzione

 

Carlo De Luca  (Communitas Vesuviana) : presentazione e prospettive future

 

Flora Girosi : il progetto e le sue finalità - breve descrizione degli incontri

  

Salvatore Marciano : le grandi trasformazioni economico-sociali e urbane di Portici tra '700 e '800 -    quale il paesaggio urbano conosciuto dai nostri pittori?

 

Pasqualina Pasquetti : linee generali e innovazioni  della  Repubblica di Portici nel contesto artistico e culturale europeo – Marco De Gregorio, Adriano Cecioni, Giuseppe De Nittis 

 

Roberta Avilia : aspetti biografici e formazione culturale – Federico Rossano, Eduardo Dalbono, Alceste Campriani, Vincenzo Caprile, Paolo  Michetti....

 

Manuela Torre : commento critico di diverse opere : contenuti e tecniche pittoriche

 

Salvatore Marciano : Quale la fortuna nel mercato dell'arte dei nostri pittori?

 

Dibattito  (18.30-19.00)

 

 

Su  “ La Scuola di Resina”

"Non è che l'epoca nostra abbia inventato il paesaggio, noi non abbiamo inventato nulla in arte, ma essa vi ha scoperti e perfezionati due lati, che possono dirsi interamente moderni, vale a dire l'esecuzione più giusta e più simile alla verità, e il sentimento della natura, cioè un soggetto, spesso importante quanto un quadro storico, espresso dalla campagna".

Francesco Netti, Scritti critici, antologia a cura di Lucio Galante, De Luca editore, Roma 1980

 

 

"Gli artisti della scuola di Resina sono legati da un giuramento di fratellanza ed esercitano un'arte indipendente, puramente veristica e realistica tendente alla vera manifestazione semplice del vero nelle sue svariate forme senza orpello e transizioni."

G. Vittori, I migliori artisti nella XXIX Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti di Napoli, in "Natura ed Arte, III, 15 luglio 1894

 

 

“ […] gli esponenti principali del sodalizio […] misero in pratica un nuovo modello di paesaggio. La natura non è solo percezione di luce e colore ma osservazione di un mondo rurale schietto e puro.[...]

Gli artisti dipingevano all’aria aperta, su piccole tele, scegliendo visuali insolite di stradine di campagna e lontane dalla città, selezionando punti di vista anticonvenzionali del paesaggio meridionale.”

Luisa Martorelli, Il nuovo paesaggio della Scuola di Resina, in Il giornale dell'arte.com, 18 dicembre 2012

 


 

“Gli facevo osservare (al giovane Dalbono. ndr) che tutto in natura è distinto, ben fatto, scrupolosamente finito; e quindi un quadro deve avere aspetto calmo e gentile, semplicità di fattura e nessuna bravura.”

Adriano Cecioni,  Opere e scritti, l'Esame, Milano, 1932


"Clicca qui per vedere alcune foto del primo incontro a Villa Mascolo sulle esperienze artistiche a Portici"
"articolo - Lo Speaker: La Scuola di Resina a Villa Mascolo"



"Clicca qui per vedere alcune foto del secondo incontro a Villa Mascolo sulle esperienze artistiche a Portici"

ARTISTI IN ESPOSIZIONE: Luigi Crisconio, Goffredo Godi, Errico Placido, Michele De Stefanis, Luigi Sannino, Carmine Arnese, Alfredo De Martino, Luigi Nodini, Luigi Ciancia, Armando De Lauzieres, Giuseppe Gargiulo, Giuseppe Romano 



"Contesto storico porticese del 3° incontro"



"Clicca qui per vedere le foto del terzo e ultimo incontro a Villa Mascolo sulle esperienze artistiche a Portici"



ECIANCIA, ANTONIO DI ROSA (accanto alla sua opera), SALVATORE MARCIANO, MARIO RICCIARDI, LAURA CRISTINZIO

Sono state esposte opere dei seguenti artisti porticesi:

LuCa (Luigi Castellano), Carlo Montarsolo, Giovanni De Vincenzo, Alfonso Marquez, Bruno Galbiati, Mario Buonoconto, Laura Cristinzio, Antonio Fomez, Antonio Napoletano, Antonio Siciliano, MRi (Mario Ricciardi), Paolo Iacomimo, Antonio Di Rosa, Eciancia (Edoardo Ciancio), Franco Maione, Alfonso Sacco, Umberto Piezzo, Mario Colaps, Giuseppe Zollo, Giovanni Ricciardi, Ornella De Martinis, Francesco Manes, Mario D’Albenzio, Ciro Paolillo, Franco Porcasi


Un rigraziamento particolare agli artisti e ai collezionisti che ha reso possibile l'evento


 
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Tra l’urlo immane e il silenzio desolato, che inesorabilmente segue, è naturale la pausa.  In quella hanno senso le evidenze riflessive che Vavuso, ribelle esasperato, comunica nella sua attuale ricerca,  proposta agli uomini umani che, nonostante tutto, progettano per il tempo della continuità con la tempera degli uomini storici che creano eventi reali. Il nostro tempo dell’incertezza, del mondo complesso e impredicibile, dell’omologazione, condanna al divenire sopravvivente l’andare verso il diritto ad un’evoluzione storica, in cui la vita abbia più vita. Lo esige la laicità che impegna ad “andare verso” nel pieno rispetto dell’etica dell’attraversamento. Vavuso denuncia l’inconciliabile dissidio tra natura e cultura, tra superpotere economico ed ignoranza generalizzata, tra miseria affamata e fanatismo irriducibile. Vincenzo Vavuso invoca l’arte che, proponendo orizzonti di auspicati, nobili processi di cambiamento, fronteggi l’ineluttabile che diventa regola e azzera le ragioni della ragione. Alla supremazia giova solo la distruzione delle preesistenze: schiaccia, brucia, massifica, vanifica l’impegno di generazioni che hanno prodotto civiltà e, quel ch’è peggio, alimenta la smemoratezza, disprezza il sentimento e domina l’omologazione. Questo è l’incubo che atterrisce l’artista, che teme gli effetti della rabbia impotente. Intanto il mistero domina incontrastato. Le più antiche domande che dall’insorgere della coscienza i primi uomini si posero, restano intatte, nonostante le prese di posizione dei creazionisti e degli evoluzionisti. Da tempi remotissimi, noi, viventi interrogativi continuiamo a chiederci chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Ignorare del tutto queste istanze è possibile: basta convincersi che non  ci riguardano. Però qualche certezza ci compensa: noi siamo quello che facciamo, quello che realizziamo con, per, e tra gli altri e non c’è definizione più bella di quella che riconosce la vita in perenne mutamento come regola e desiderio. Tutto ciò che diviene ha diritto di vivere.

Vavuso teme la sopravvivenza, la negazione della libertà di conoscere e conoscersi nel transito, nell’attraversamento etico, che è tale, perché impegna al rispetto della vita, valore unico e irrinunciabile. Vavuso non è certo il primo ad esigere una sana crescita culturale, spirituale, e di conseguenza politica, in sereno e sincero progresso. La sua stessa rabbia; il suo urlo più vano di quello di Rilke, addirittura minuscolo nei confronti di quello di Caino, che esige da Dio una ragione, una risposta, totalmente delusa alla sua eterna condanna di datore di morte. Vavuso si scontra con l’epidemico e acritico eccesso mediatico che conquista masse patologicamente confuse, arrabbiate e affamate di prede da sbranare su comando. I privilegi degli egemoni dominanti sono dogmi: i loro acerrimi nemici sono proprio il pensiero libero, la cultura, l’arte che liberamente afferma la sua decisione creativa ed è sempre al servizio degli uomini liberi. Chi si nutre di rabbia e vanamente urla contro il silenzio omologato e acquiescente sa che le città senza civiltà sono affollate di solitudini, gravate da prepotenze immotivate, da leggi distanti dalla giustizia e dall’equità. La nostra società di individui si adegua alla necessità di sopravvivenza, smemorata dalle tradizioni comuni e dei valori della propria storia. Intendo le ragioni di Vavuso, perché non oso smentire Eraclito: “Uno solo vale più di diecimila per me se è il migliore”. Com’è attuale l’articolo che Pasolini propose sul Corriere il 17 maggio 1973, ribellandosi contro l’omologazione e prendendo spunto dalla pubblicità di una marca vincente nello slogan: “ non avrai altri Jeans all’infuori di me”. Quel saggio, ora è inserito in Scritti Corsari, difendeva i sacrosanti diritti delle tradizioni destinate a perdere la propria orgogliosa autonomia. Nel tempo dell’incertezza e dell’impredicibilità anche la nostra lingua langue tra le elette dall’Europa delle Nazioni: è in gioco l’identità di una Civiltà maestra al mondo per natura ed arte. E quest’è, si dice dalle mie parti concludendo. Però, nonostante tutto la vita continua ad essere regola e desiderio ed attende il poeta e l’artista che ritrovino misteri nelle certezze inoppugnabili. A pagina 73 di quel prezioso volumetto che con il titolo di Carte Lacere venne pubblicato in edizione numerata nel 1991, a dieci anni dalla sua scomparsa, Leonardo Sinisgalli richiama la nostra attenzione ad una inoppugnabile evidenza. Ci ricorda che: “ 3 numeretti trascendenti, inesprimibili per cifre, fanno la trinità che regge il mondo: 1618…;3141…;2718…;”. Internet che ora agevola i supponenti e gli sprovveduti, abili nel copia e incolla, a farsi belli del buono e del nuovo altrui, valga per ritrovare i numeri di cui sopra e dare una sbirciatina anche alla derivazione di Google, che prende il nome da un non corretto spelling. Si incontreranno cifre d’alto interesse; 10 seguito da un milione di zeri o da un milione di milioni di zero….

E che fine è riservata ai numeri primi in questa nostra realtà dell’impostura, che provvidenzialmente ri-trova un pontefice esperto della laicità del rivoluzionario Francesco? Sinisgalli era attento “ ai numeri primi che nelle oro estreme solitudini si affiancano e forse si collegano in colonie come le stelle”.

I numeri primi del pensiero e delle arti vivono malissimo. Si ritrovano come Morgante e Margutte a verificarsi in improbabili dialoghi mentre scalano l’estrema cima della loro Himalaia per poi rendersi conto che, in vetta, il vertice si perde nei cieli che celano. In tutto questo lo scarabocchio è legato alla nostra fisiologia e la calligrafia alla nostra cultura che, se d’imposizione non è spazio che comunica. La materia grigia del mondo è però sempre in fermento e, quindi, non ci sarà mai stasi finché il pensiero lo tiene sveglio. Che dire a Vavuso che deve difendere le ragioni dell’arte? Denunci e non  si arrenda. Per ora mi tocca riflettere sull’amplesso pitagorico rappresentato da due quadrati contigui. Eppure non ho dimestichezza con Cartesio Maestro di Regine. Ho respirato il tufo delle stanze in cui Vico si spupazzava la figliolanza ed era precettore di scugnizzi. Sono certo dei ri-corsi che rendono giustizia provvidenziale agli umani valori. Siamo impegnati al tempo della continuità, la progettiamo, se perseguitati alla luce, a in sotterranei percorsi, pronti a venir fuori non appena langue la virulenza che vanifica il bene che gli uomini fanno. Non calpestiamo la natura, né bruciamo i libri del sapere. Esigiamo eventi storici qui e ora, sulla Madre terra che ci nutrì di miti reali  e praticabili nelle evoluzioni dei tempi che ce li rinnovano, in  chiarificazione. Ci piace James Mead che, reduce dalla vana ed estenuante ricerca praticata nei mari, sulla rotta per Utopia, sulla via del ritorno ha infine incontrato nell’isola di Agathotopia il luogo d’appartenenza e di continua modificazione, in cui confluiscono ciò che è stato e ciò che sarà.

Per quanto concerne la scelta delle evidenze comunicanti ad unum, è interessante sottolineare che, oltre i riferimenti metaforici, Vavuso, nella concretezza della denuncia e della diretta comunicazione con il sociale nei giorni di tutti, non mistica i materiali. Aggiunge solo il colore connotativo, relativo alle catene, alle armi da lavoro che diventano strumenti di tortura e sopruso. La crudezza dell’epifania, grazie al richiamo del legno, del ferro, della carta, che si sono evoluti in oggetti d’uso e di civiltà progressiva, diventa ancora più eloquente, perché la rabbia che grida la disumanizzazione, è forte richiamo all’incubo regressivo, che incalza proprio dove domina il silenzio acquiescente.

                                                                                                                      Angelo Calabrese


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S C A R I C A   L' I N V I T O   Q U I

BIOGRAFIA

L’interesse di Vincenzo Vavuso per le arti figurative deriva dalla dimestichezza con le opere collezionate in famiglia, alla cui acquisizione apprese ben presto a partecipare con la passione che in lui cresceva e si rilevava nei suoi primi disegni e impasti cromatici. Dalla nativa città di Caserta, completati gli studi, si trasferisce a Salerno, ove presta il servizio militare. Qui è sconvolgente l’impatto con le bellezze naturali della Costiera e con le opere dei pittori fioriti e fiorenti in una terra

benedetta dalla natura e dalla cultura. Si interessa alle ragioni dell’800 e ai fermenti del ‘900; dipinge e annota le sue impressioni e i frutti delle ricerche, che saranno poi raccolte nel volume “La pittura: l’espressione di noi stessi”, un emozionato excursus tra due secoli, in cui contano gli incontri a distanza ravvicinata con i Maestri delle arti figurative e con le loro opere, affrontate con le vibrazioni dell’impatto diretto.

Intanto dal naturalismo e dalla nuova figurazione si concretizza il transito delle scelte formali e concettuali con un impegno che coniuga esigenze estetiche e sociali, per cui, al primo volume cui si è fatto cenno, edito per i tipi di Terra del Sole, si aggiunge “Rabbia e Silenzio”, Cervino Editore, che teorizza l’omonima personale accolta nelle sale del Museo Provinciale di Salerno (2013).

 

Attività Curriculare:

Vincenzo Vavuso vive ed opera a Salerno, il suo Atelier è ubicato nella zona est di Salerno. La sua presenza sulla scena espositiva data dal 2001 e molte delle sue opere figurano in collezioni importanti sia pubbliche che private, oltre che in prestigiose gallerie d’arte. L’artista ha ottenuto riconoscimenti sia in ambito nazionale che internazionale ed è presente in vari cataloghi, enciclopedie e siti d’arte.

 

Tra le sue più significative personali vanno ricordate:

 Nel segno del colore, Galleria La Pergola Arte, Firenze;

Oltre gli schemi, Villa Bruno, San Giorgio a Cremano, Napoli,

Emotion, Galleria La Pergola Arte, Firenze;

L’infinito Oltre, SkineWine, Salerno;

Altrove lo straniero, Maiori, Salerno;

Rabbia e Silenzio, Pinacoteca Provinciale, Salerno.


Tra le sue significative collettive vanno ricordate:

Arte a Salerno, Salerno;

Giornata del Contemporaneo, Firenze;

Piè Monti, Udine;

Colorissimamente, Roma;

Avalon in Arte, Salerno;

Pennello d’oro, Dubai (Emirati Arabi).

 

È in possesso di recensioni critiche di:

Angelo Calabrese;

Luigi Crescibene;

Michele Sessa;

Daniele Menicucci;

Michael Musone;

Massimo Ricciardi;

Franco Bruno Vitolo;

Raffaella Ferrari;

Immacolata Marino.

 

S C A R I C A   L' I N V I T O   Q U I

 
Di Admin (del 20/11/2013 @ 00:00:01, in Mostre ed Eventi, linkato 1737 volte)
{autore=emblema salvatore} Grande successo per la mostra personale di Salvatore Emblema alla galleria d'arte Bosi di New York.

salvatore-emblema

Terre Vesuviane su Juta 40 x 60 cm del 2005
(collezione Marciano Arte)

Per visitare la mostra clicca il seguente link:
http://www.bosicontemporary.com/exhibits/current/transparency/3804/

Per vedere le foto del vernissage clicca il link:
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.613351315394836.1073741840.272632826133355&type=1

 
Di Admin (del 14/01/2014 @ 00:00:01, in Mostre ed Eventi, linkato 1637 volte)
Buon-Natale


Sabato 18 gennaio alle ore 11.00 sarà inaugurata al PAN | Palazzo delle Arti Napoli la mostra personale di Paolo Naldi, dal titolo Strange Human Law, a cura di Massimo Sgroi e promossa dall'Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli.

Ogni giorno milioni di persone percorrono strade che li portano da non luoghi ad altri non luoghi. Sono le vie delle grandi metropoli urbane, delle banlieu, degli agglomerati dove gli esseri umani corrono, come lemming impazziti, verso la catastrofe socio ecologica del terzo millennio. Sono gli abitanti che vivono le agonie dei non luoghi, di mostri delle grandi conurbazioni deprivate delle identità e delle storie; i mostri dove ogni frazione di città finisce per essere un mondo altro rispetto ad una storia ed una memoria. Le ansie etnocentriche delle concentrazioni forzate di etnie spesso distanti fra loro annullano ogni possibilità di creazione di un mondo che abbia un progetto e le distopie di questa esistenza creano soltanto una maligna evoluzione di disuguaglianze. E’ Blade Runner che prende forma, per lo meno nella sua mostruosa accezione socio-urbanistica. E l’agonia di Los Angeles diviene quella di Parigi, Londra, Berlino, Milano, Roma, Napoli ed il sogno di una società pacifica è tramontato, sostituito da una relazione in cui la violenza stessa è la nervatura del rapporto individuale e collettivo. A che serve ancora l’arte? Ha ancora senso ricercare una bellezza sempre più lontana dalla sua vera essenza filosofica e sempre più legata ad una vuota estetica di mercato? Le risposte attraversano, senza omogeneità, l’intero mondo della cultura e dell’arte. Per capirci: uno dei problemi più drammaticamente urgenti dell’intero territorio nazionale, le grandi organizzazioni mafiose, diventano, nell’immaginario collettivo, cinema da Oscar. E, questo, è un discorso pericoloso. Paolo Naldi parte da questa esperienza per rileggere la visione del contemporaneo e le dirompenti contraddizioni del terzo millennio; i cicli del suo lavoro si basano su di una pittura dura, senza mediazioni, e che mostra all’estremo la deriva conflittuale della storia della nuova forma dell’umano. E l’agonia della città metropoli diventa oscuro paesaggio sulla superficie della tela; la sua pittura è una sedimentazione dei significati laddove il significante finale è sostanziato sulla parete dei ricordi. Ed in realtà, come sostiene Jean Louis Weissberg l’obiettivo comune dell’arte contemporanea e di molte discipline scientifiche è quello di scandagliare l’immagine per romperne lo statuto di dipendenza ontologica dall’oggetto. Va da se che l’informatizzazione del virtuale, nel momento in cui assume in se le funzioni della visualizzazione , riesce a sovrapporre i due estremi di questo paradigma: l’immagine e l’oggetto stesso. Nella nostra storia di uomini abbiamo sempre concepito lo specchio come la porta che separa la scena della vita dall’alterità. Oggi lo schermo del computer rappresenta il punto in cui queste due cose si incontrano, la superficie in cui il sé e l’altro da sé sono compresenti rappresentando l’interazione e l’ibridazione di questi diversi livelli del reale. L’opera d’arte è coincidente, per lo meno nella sua accezione concettuale con questo tipo di visione; essa deriva dal nuovo modo che ha l’essere umano di relazionarsi con la nuova forma del reale. In ogni caso, è la sintesi formale dell’immagine che identifica l’appartenenza dell’opera; in The street behind the wall, ad esempio, Paolo Naldi opera lo sfrondamento fra i diversi livelli della realtà, sovrapponendoli l’uno sull’altro per divenire una dura alterità visibile da entrambi i lati: quello della realtà fisica e quello dell’immagine mediatica. Allo stesso modo la serie di Civil Rules, è una proiezione di un mondo privo di senso in cui l’eccesso corporeo finisce per svuotare di significato la ricerca di una libido ormai malata. O, ancora, la oscura presenza della morte in Medea Sindrome, dove la memoria della nostra essenza storica si perde in un perenne e violento scontro sociale. Sosteneva Woody Guthrie che l’artista è fra l’incudine ed il martello: prende dal popolo, filtra attraverso la sua sensibilità di artista ed al popolo restituisce. La domanda è: cosa possiamo ancora restituire oggi?

Testo critico di Massimo Sgroi

Paolo Naldi artista napoletano nasce nel 1978. Fin dall’infanzia vive un profondo rapporto con l’arte e inizia un intenso periodo formativo. Artista poliedrico ha una particolare predilezione per la Pittura e le Lettere. Laureato in economia del commercio internazionale e mercati valutari fa dell’arte la sua unica professione. Nonostante la sua lunga attività artistica indipendente nell'ambito del panorama underground, Paolo Naldi si affaccia solo da pochi anni al mercato dell’arte ed agli spazi espositivi convenzionali a causa di accese idee contro culturali. Vanta diverse mostre e le sue opere destano l’attenzione di importanti critici d'arte nazionali ed internazionali come Massimo Sgroi, John Thomas Spike, ecc.

 
Di Admin (del 07/05/2014 @ 12:00:01, in Mostre ed Eventi, linkato 2840 volte)
Marciano Arte sarà presente a questi incontri esponendo alcune incisioni originali del XVIII secolo tratte dalla grande opera "Le antichità di Ercolano esposte".

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