Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Admin (del 14/11/2010 @ 00:00:01, in Arte News, linkato 2441 volte)
{autore=villani gennaro} Marciano Arte presenta la decima opera inedita del maestro del Novecento napoletano Gennaro Villani (4 ottobre 1885 - 25 dicembre 1948). E' un olio su cartoncino di 10x15 cm "Caprette":
L'opera è firmata in basso a destra " Villani". Riporta a tergo l'autentica firmata dalla figlia del maestro Ena Villani. Il supporto è un cartoncino di invito ad una mostra personale dell'artista Gennaro Villani alla Galleria Ciardiello di via Calabritto a Napoli che si è svolta dal 2 al 12 marzo 1925.
VILLANI GENNARO (Napoli, 1885 – 1948) Si forma all’Accademia di Belle Arti di Napoli dal 1900 al 1907 come allievo di Michele Cammarano ereditando la tradizione degli impasti e della composizione del suo maestro che aveva fondato la ricerca del "vero"su contrasti chiaroscurali e prime prove di concorso per il Pensionato Artistico Nazionale risentono ancora di questa matrice ottocentesca. Una svolta avviene quando aderisce al Comitato Nazionale Artistico Giovanile, solidarizzando col gruppo della Secessione dei 23. L'opera cardine all’esposizione del 1909 è La “Barca Rossa”, replicata più volte in diverse tecniche, a pastello e a olio, che inaugura una fortunata stagione figurativa modellata su una nuova ricerca cromatica del paesaggio, ricca di tinte chiare e luminose. Il primo viaggio a Parigi arriva nel 1909, con gli amici Raffaele Ragione e Louis Reggiori, cui seguiranno tappe nel 1912, nel 1914 nel 1915. Risale a questa fase la brillante visione notturna della capitale in “Moulin Rouge” (900. Un museo in progress. Napoli Castel Sant’Elmo) ispirata a modelli del tardo-impressionismo. L’eco del successo con le sue partecipazioni alle Esposizioni di Monaco di Baviera (1909), di Venezia (1910) e di Bruxelles (1919) rimbalza negli acquisti favoriti alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma (“Pascolo”) e all'Accademia di Belle Arti di Napoli (1917). “Sinfonia azzurra” (già al Museo di Capodimonte) fu acquistato nel 1935 dal Ministero dell'Educazione Nazionale. Tra il 1922 e il 1925 Villani si trasferisce a Lucca dove insegna Pittura e decorazione all'Istituto di Belle Arti dopo la morte di Alceste Campriani. Nel 1930 e nel 1933 due importanti mostre sono organizzate a Napoli, a cura del Circolo Artistico Politecnico di Piazza Trieste e Trento dove l'artista è socio e realizza anche una sovrapporta (“Navi nel porto”) che ricorda il progetto dei tre pannelli decorativi presentati al concorso della Stazione Marittima di Napoli, nel 1932. In questo stesso anno sposa Elisa Miele dalla quale avrà una figlia, Ena. Gli anni del fascismo accentuano la sua inquietudine non essere riuscito ad ottenere incarichi all'Istituto di Belle Arti. Achille Macchia, nel 1930, lo definisce rappresentante instancabile del paesaggio mediterraneo, egli ha un occhio vigile al passato, ma è moderno rispetto alla tradizione ottocentesca. Luisa Martorelli
COMUNICATO STAMPA: Mediamorfosi 2.0 Contributi alle lingue dell’arterità A cura di Gabriele Perretta Inaugurazione: 20 novembre 2010 - ore 19:00 SUDLAB – Secondo Viale Melina 4 - 6 Portici (NA) SUDLAB Italia è lieto di presentare Mediamorfosi 2.0 Contributi alle lingue dell’arterità Act_01 Between the images, experiences and contexts … La mostra si inserisce all’interno di un ciclo di tre eventi espositivi che hanno come motivo conduttore l’indagine e la documentazione delle ricerche artistiche contemporanee, espressioni della poetica mediale. Attraverso il partenariato tra SUDLAB Italia e la prestigiosa galleria WHITEBOX di New York. Mediamorfosi 2.0 Act_01 accoglierà i lavori-video e le installazioni di artisti internazionali. Gli artisti invitati a partecipare all’evento sono accomunati dall’utilizzo, nei loro percorsi di ricerca, dei linguaggi e delle forme mediali come modalità di espressione, ibridazione e/o comunicazione. Le opere si troveranno a dialogare in uno spazio neutro, dove il confronto fecondo tra le differenti esperienze estetiche condurrà ad una profonda riflessione su temi quali arterità, medialismo, metalinguaggi e multimedialità. Mediamorfosi 2.0 Act_01 parte dal presupposto che per troppo tempo l’universo mediale è stato considerato esclusivamente una materia della sociologia della comunicazione dell’arte, leggibile solo in termini di estetica sociale e di puro pensiero autoreferenziale. L’evento promosso, dunque, vuole mettere alla prova un approccio storico-critico e curatoriale alternativo che considera il pensiero mediale “all’opera” non come un’appendice alla dottrina o all’ambito dei sistemi del fare artistico, bensì come una vocazione precoce sviluppatasi molto prima che si potessero concentrare o esaurire le attitudini della ricerca dei singoli artisti coinvolti. I video e le installazioni proposte, attraverso l’utilizzo ibrido e combinato a vari livelli dei linguaggi di programmazione esistenti (ipertesti, codici qr, tag, markup, nanotecnologia), si proporranno di riportare in luce quel vivo groviglio di tensioni, confronti, opposizioni semiotiche che ha fatto della cultura del medialismo un’affascinante scenografia per la pratica odierna, e che ha avuto uno dei suoi frutti più maturi nell’attuale “azione artistica mediale diffusa”. Mediamorfosi 2.0 Act_01 esamina il mutamento nella storia dell’arte mediale attuale cercando di scattare una foto di gruppo su un’area work in progress. Il primo effettivo punto su cui si basa la verifica della rivoluzione mediale è data dal fatto che la moderna società sta diventando una società delle reti (TCP/IP) e che quindi una tale struttura condiziona, direttamente o meno, la disposizione stessa della pratica artistica ed estetica. Nell’era di Internet e dei social network cosa bisognerebbe fare? Si possono distruggere le radio e le televisioni e si possono bruciare i libri e i giornali? Oppure esistono altre soluzioni, che consentano di muovere dal piano della negatività e del rifiuto al piano della costruttività e dell’azione? La mostra vuole esporre con chiarezza, concisione, precisione e decostruzione le forme, le immagini, le esperienze e soprattutto i contesti che permettono all’arte contemporanea di autogestire e convivere con i tratti più radicali della mediamorfosi. Mediamorfosi 2.0 Act_01 accompagna all’analisi dei mass-media, un uso costruttivo di essi, non limitandosi, com’è di tanta stampa sull’argomento, a descrivere una degenerazione o, come capita, ad esaltarla. La valutazione del fenomeno proposta in occasione dell’evento è trasparente e si basa sull’esperienza stessa che gli artisti hanno ritrovato nella ricerca e nella sperimentazione; essa è tesa al raggiungimento del massimo di confronto e di semplicità, ed è indistinguibile dalle sue proposte che vengono espresse non solo in termini teorici, ma anche in termini tecnici, secondo i modi di un manuale pronto all’uso, modello che alcuni da tempo propugnano senza però essere mai riusciti a realizzarlo o aver voluto veramente farlo. Opere di: Cesare Accetta, Hans Peter Adamski, Karin Andersen, Doris Bloom, Giovanna Brogna Sonnino, Elle Burchill, Rita Casdia, Cast, Daniela Cignini, Matteo Cremonesi, Fabrice De Nola, Gabriele Di Matteo, Anita Fontaine, Clemens Fürtler, Richard Garet, Piero Gatto, Timothy Geraghty, Raymond Harmon, Fathi Hassan, Ali Hossaini, Rosaria Iazzetta, Carlos Irijalba, Giuliana Laportella, Lello Lopez, Marko Mäetamm, Miltos Manetas, Antonello Matarazzo, Vedova Mazzei, Antonella Mazzoni, G.P. Mutoid, Henrich Nicolaus, Astrid Nippoldt, Derek Ogbourne, Fabrizio Passarella, Giulia Piscitelli, Christian Rainer, Franco Silvestro, Carl Skelton, Nello Teodori, Lucio Tregua. SUDLAB è un centro di Ricerca e Sviluppo Locale attraverso le Arti contemporanee e le Nuove Tecnologie della Comunicazione e dell'informazione applicate alla Cultura. Spazio aperto in continuo divenire. SUDLAB è un laboratorio aperto di ricerca artistica e culturale ad alto coefficiente tecnologico. Spazio multiplo ideato per favorire le interazioni creative, la comunicazione delle espressioni e delle culture glocali, attraverso forme inedite di aggregazione interdisciplinari, utilizzo creativo e generativo dei nuovi media, supporto di progetti giovani ed innovativi. I valori fondamentali di SUDLAB sono l´eccellenza artistica e culturale, la libera cooperazione e condivisione di conoscenza. Per il know-how e la rete di relazioni settoriali negli ambiti arte e cultura, SUDLAB é partner in progetti di Sviluppo Locale attraverso le Arti e le Nuove Tecnologie. Curatore : Gabriele Perretta Consulenti Artistici: Juan Puntes, Susie Lim Programme Manager: Antonio Perna Web Art Director: Rosaria Millo Staff organizzativo : Chiara Pirozzi, Rachele Bernini, Roberto Presicci, Raffaella Barbato, Gea Somazzi Ufficio Stampa: Diana Caccavale, Clementina Crocco, Francesca Di Fraia Staff tecnico: Giampiero Sapienza, Marida Giordano, Silvia Pignalosa, Antonio Protano, Stefano Miranda Info: SUDLAB II Viale Melina, 4-6 80055 Portici, (Na) Italy www.sudlab.com info@sudlab.com Tel. +39 081 274763 Mob +39 3920853880
Di Admin (del 20/12/2010 @ 09:50:49, in Auguri, linkato 1856 volte)
{autore=perez augusto}
Per la mostra Augusto Perez saranno selezionate circa trenta opere, tra disegni e sculture in gesso, in bronzo e in argento, rappresentative della produzione dell’artista, dai bronzetti della fine degli anni Cinquanta, ai Trofei del ’62-‘63, alla serie degli Specchi, che nel Narciso della Galleria dell’Accademia di Belle Arti, esposto alla Biennale di Venezia del ‘66, vede uno dei suoi momenti più alti, fino ad arrivare, con Ragazzo seduto e uccello, agli inizi degli anni Settanta. MARTEDì 21 DICEMBRE 2010, alle ore 11.30, nelle sale espositive della Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, inaugurazione della retrospettiva AUGUSTO PEREZ. Con “ Augusto Perez” prosegue - dopo le esposizioni dedicate a Guido Tatafiore e a Domenico Spinosa - il ciclo di mostre “Maestri” che l’Accademia di Belle Arti di Napoli diretta da Giovanna Cassese e presieduta da Sergio Sciarelli dedica, appunto, ai Maestri del Novecento che sono i pilastri della storia artistica meridionale contemporanea e hanno formato intere generazioni di artisti, per rendere loro omaggio e per proporre agli studenti dell’Accademia e alla città nuove occasioni di incontro, dibattito, arricchimento culturale. Per la mostra Augusto Perez (sino al 15 febbraio 2011) saranno selezionate circa trenta opere, tra disegni e sculture in gesso, in bronzo e in argento, rappresentative della produzione dell’artista, dai bronzetti della fine degli anni Cinquanta, ai Trofei del ’62-‘63, alla serie degli Specchi, che nel Narciso della Galleria dell’Accademia di Belle Arti, esposto alla Biennale di Venezia del ‘66, vede uno dei suoi momenti più alti, fino ad arrivare, con Ragazzo seduto e uccello, agli inizi degli anni Settanta. Il decennio successivo è rappresentato in mostra dal monumentale gesso (con interventi in plastilina) della Crocefissione – deposizione, che viene qui esposto al pubblico per la prima volta dopo un lungo e complesso lavoro di restauro, eseguito dalla Scuola di restauro dell’Accademia con il coordinamento del Prof. Augusto Giuffredi. L’opera è stata in questa occasione generosamente donata all’Accademia, dal figlio Massimo Perez, docente di Costume dell’Accademia partenopea, in memoria del padre e dell’amore del Maestro per la sua Accademia, dove insegnò e lavorò dal 1955 al 1997 Il percorso della mostra si chiude con le ultime due sculture modellate da Perez, nel ’97, Grottesca e Tebe. La prima ha un tono vivace, quasi di “scherzo”, esaltato dall’ariosa geometria dello schema compositivo verticale, mentre Tebe, con il suo andamento fortemente orizzontale, richiama la tipologia tradizionale del sarcofago monumentale, ma deformandola e stravolgendola attraverso la spregiudicatezza di un linguaggio plastico che, ancora una volta, stringe insieme un disperato ed irriducibile desiderio di vita e un pauroso pensiero di morte. Augusto Perez è stato uno dei protagonisti della scultura napoletana e italiana della seconda metà del XX secolo. Presente con una personale alla XXXIII Biennale di Venezia del 1966, esordì con opere che recuperano dall’interno la sostanza stessa del modellato plastico. Per molti anni il Maestro è stato titolare della Cattedra di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, ponendosi come punto di riferimento per diverse generazioni di artisti, che hanno a lungo seguito il suo lavoro e la sua ricerca dedicata ad una maggiore introspezione psicologia e ad un nuovo rapporto tra figura e spazio. Attraverso le opere si intende dare uno spaccato della vasta produzione dell’artista, che all’arte e all’insegnamento dedicò tutta la sua vita, nell’intento di propagare un nuovo linguaggio volto a rompere gli schemi della cultura tradizionale e ad aprire nuovi orizzonti di ricerca. La rassegna Maestri. La rassegna ha visto e vedrà negli anni a venire la Galleria impegnata in una serie di “approfondimenti” sugli artisti che hanno insegnato o si sono formati nell’ Accademia di Belle Arti, contribuendo con la loro opera al rinnovamento dell’arte napoletana accende nuova luce su artisti che si sono distinti per il loro sguardo sempre attento e pronto a sperimentare nuove forme di comunicazione, nuove tecniche e materiali diversi, in linea con quanto veniva realizzandosi altrove, in Italia, in Europa, o, finanche, oltreoceano. E che in questo solco hanno trovato loro stessi rilievo internazionale. Il catalogo pubblicato da Arte’m riunisce saggi di Giovanna Cassese, Maria Corbi. Vitaliano Corbi, Marco Di Capua, Valerio Rivosecchi e Aurora Spinosa (fonte: exibart.com)
Di Admin (del 05/01/2011 @ 13:47:27, in Poesia, linkato 1368 volte)
‘O masto curniciaro
Quanta gente dice ch’è ccurniciaro,
senza ca sape mettere nu chiuovo!
Gente ca, pe mmestiere, è ssapunaro,
ca manco sape cocere, ch’è n’uovo!
Aiere, aggio purtato nu quatrillo
a nu “masto” ‘e curnice ca canosco,
nu quatro ‘e poche sorde, ma bbellillo,
ca ‘e ll’arta soia, sempe ha parlato tosco.
Stu quatro, ca speravo di valore
doppo misa ‘a curnicia cunzigliata
‘a chistu grande artista curniciaro,
è addeventato quequero e scriato;
doppo ‘a curnicia misa ‘a stu signore,
nu’ ll’ha vuluto manco ‘o sapunaro!
Ncazzato e arraggiato pe stu “pacco”,
aggio purtato ‘o quatro addo Marciano,
ca m’ha cunzulato ‘a chistu smacco
cu na capa curnicia ‘e primma mano.
Ve dico a vvuie, na vera opera d’arte,
ch’ha ncurniato ‘o quatro na bbellezza;
n’opera ‘e ggiugliere, ‘e na gran sarta;
e, mo, stu quatro vale na ricchezza.
Ve dico a vvuie, l’amico che ll’ha avuto,
avero c’è rrestato ncannaruto.
“’O voglio, embè, canoscere a st’artista,
ca tene, dint’ê mmane, st’arta antica
a ffa’ curnice comm’a na mudista
ca fa sciccosa na vaiassa ‘e vico”.
Giovanni D’Amiano
Giovanni D'Amiano è nato a Volla e vive a Torre del Greco. Ha esercitato la professione di medico pediatra, e si è sempre interessato di poesia e di pittura. Più volte premiato come poeta, ha esposto in varie mostre di pittura personali e collettive. D'Amiano ha pubblicato: Più del pane alla bocca (1981), Occhi arrossati (1997), Un'ombra lunga (2005), L'anguria (2010); è presente nel volume collettaneo di poesie in vernacolo napoletano 'N'anticchia 'e Napule (1997)
Di Admin (del 31/01/2011 @ 00:00:01, in Arte News, linkato 7178 volte)
{autore=de sanctis giuseppe}
GIUSEPPE DE SANCTIS Napoli, 1858 - 1924 Suo padre Cesare, amico ed ammiratore di Giuseppe Verdi lo volle chiamare Giuseppe in onore del grande musicista da cui fu tenuto a battesimo. Fu incoraggiato ad intraprendere la carriera artistica dal padre che lo presentò al Morelli, iscrittosi all'Istituto di Belle Arti di Napoli fu allievo dello stesso Morelli, del Palizzi, del Ruo e di Gioachino Toma. I suoi primi saggi di scuola, una testa dal vero ed un nudo meritarono dei premi, nel 1879 vinse un concorso governativo e nell'80 ebbe una menzione onorevole. Le sue prime due opere risentono dell'influsso morelliano ispirate a personaggi di storia bizantina: Teodora presentata nell'87 all'Esposizione Nazionale di Venezia e La preghiera della sera a Bisanzio che presentata per la prima volta a Monaco e successivamente a Parigi ed a Palermo gli valse la medaglia d'argento e fu acquistata dal re Umberto I. Il De Sanctis fu a Londra a Parigi ove vi si trattenne sino al 1890. In questa città fu allievo del Gèrome e del Bouveret e dipinse per la Casa Goupil. La sua pittura risentì di queste esperienze, divenne più delicata ed elegante passando dal genere storico al paesaggio, al quadro di composizione ed al ritratto. Rientrato in Italia collaborò alla decorazione del Caffè Gambrinus con Donna fra le ortensie attualmente presso la Pinacoteca di Capodimonte, partecipò alle Promotrici napoletane dal 1882 al 1917 esponendo, tra l'altro: Mercato dei fiori a Bruxelles nel 1885; Place Blance nel 1887; Testa femminile nel 1896 e La Marna e bagnanti nel 1916. Abile incisore eseguì copie da dipinti del Morelli e riprodusse la Breccia di Porta Pia del Cammarano. Nel 1897, a Londra con il Caprile ed il pittore inglese Haitè eseguì un grosso dipinto intitolato Il giubileo della regina Vittoria, attualmente nelle Gallerie di Melbourne in Australia. Nel 1911 in occasione della Esposizione Internazionale di Roma con il Volpe ed il Vetri decorò la volta del salone centrale del padiglione della Campania, Basilicata e Calabria. Il De Sanctis è stato membro onorario dell'Arts Club di Londra, Professore onorario delle Accademie di Belle Arti di Napoli ed Urbino ed insegnante di incisione ed acquaforte presso il Reale Istituto di Belle Arti di Napoli. (da Pittori a Napoli nell’Ottocento. Di Roberto Rinaldi)
Di Admin (del 07/02/2011 @ 00:00:01, in Arte News, linkato 5548 volte)
{autore=parlato giovanni}
Di Admin (del 14/02/2011 @ 00:00:01, in Arte News, linkato 2576 volte)
{autore=striccoli carlo}
Si rende noto a Collezionisti e Galleristi che è in preparazione la prima monografia di Carlo Striccoli, a cura di Mariadelaide Cuozzo, docente di arte contemporanea dell’Università della Basilicata e Anna Lucia Cagnazzi coordinatrice dell’archivio Striccoli. Edizioni Paparo. Coloro che volessero pubblicare le proprie opere possono far pervenire richiesta entro il 25 marzo 2011 ad annacagnazzi@gmail.com o a lamediterraneaarte@virgilio.it CARLO STRICCOLI Un altro pugliese, di Altamura, Carlo Striccoli, si affermò come uno dei principali promotori della corrente novecentista napoletana. Egli partiva dall’insegnamento cammaraniano ricevuto all’ accademia, un insegnamento che aveva reso più evidente una sua pittura che lo avvicinò, per qualche tempo a Crisconio, di cui tentò di comprendere le ragioni del fascino, e l’evidente significato di avanzamento rispetto a una certa pittura, che conservava intatta la nobiltà di una tradizione illustre. Striccoli aderì più tardi al movimento novecentista, e ancora nel 1930 egli esponeva dipinti ispirati ad una vigorosa e puntuale resa del vero, nel senso del naturalismo cammaraniano. Successivamente, e non si è mai capito perché, Striccoli sbandò, si perdette nella imitazione quasi letterale di un Carena, di un Salietti e dei pittori più stanchi e prevedibili della moda novecentista. Per ritrovare il filo della sua pittura, dovette passare molto tempo, fin quasi agli anni ‘40, quando ritrovò gli agganci con quelli che erano stati i suoi reali maestri: oltre Cammarano, Villani, Mancini e Crisconio. Sostenuta da una autentica forza nativa, la pittura di Carlo Striccoli riuscì subito dopo ad affermarsi come quella di un artista di sicuro talento, anche se i suoi limiti rimanevano quelli dell’incapacità a condurre conseguentemente una sua esperienza positiva nel senso realistico. La breve esperienza novecentista era ancora da superare, e per superarla erano necessari una coscienza culturale e un senso critico che Striccoli non ebbe mai a sufficienza, per cui gli mancò la capacità di mettere a frutto, con audacia, tutte le qualità native di cui non aveva esatta consapevolezza. Il pittore doveva andare oltre la pura espressività istintiva. Cosa sarebbe stata la pittura di Striccoli, se fosse riuscito a mettere a frutto certe sue scoperte cromatiche, quei grigi argentei presenti in ceni quadri, specie nei nudi e nei volti femminili, o nei paesaggi, visti in una maniera che rivela efficacemente l’atmosfera dell’ora o delle stagioni? Negli ultimi tempi la sua pittura si avvicinò ad una sorta di espressionismo automatico, e in questo senso egli compi passi notevoli nel definire il suo mondo. Nuovi contenuti urgono allo spirito di un artista della sua natura e i generi non soddisfano più; ciò si avverte dal modo furibondo col quale Striccoli tenta di risolvere e di chiudere un paesaggio o un quadro di figure, adoperando una tecnica abbreviativa, come di chi è preso dall’orrore di cadere nel non piacevole gioco del «color locale». Striccoli tuttavia resta tra i più dotati pittori meridionali, anche se il cammino accidentato da lui percorso è esemplare di una condizione umana di sbandamento e di crisi dell’arte verificatasi dopo il 1950 e di cui egli è stato una delle vittime. ( Paolo Ricci, da “Arte e artisti a Napoli”)
Di Admin (del 03/03/2011 @ 00:00:01, in Arte News, linkato 1747 volte)
Cornelis Kruseman (Amsterdam, 25 settembre 1797 - Lisse, 14 novembre 1857) è stato un pittore olandese, figlio di Alessandro Hendrik Kruseman (1765-1829) e Cornelia Bötger (1762-1831). Nel 1821 si reca in Svizzera e in Italia per poi soggiornare a Parigi. Nel 1825, dopo il suo ritorno nei Paesi Bassi, si stabilisce a L'Aia. Il 3 ottobre 1832 sposa Enrichetta Angelique Meijer. Nel 1841 parte nuovamente per l'Italia, dove rimane per sei anni. Per questo viene anche chiamato "Kruseman l'italiano". Dal 1847 al 1854 vive a L'Aia, e dopo a Lisse fino alla sua morte. Dall'età di quattordici anni Cornelis Kruseman frequenta l'Accademia di Amsterdam e riceve lezioni da Charles Howard Hodges (1764-1837), Pietro Antonio Ravelli (1788-1861) e Jean Augustin Daiwaille (1786-1850). La sua opera è costituita da ritratti, soggetti biblici e scene di genere italiane. Nel 1826 ha pubblicato un resoconto del suo viaggio in Italia. Egli è stato onorato per il suo lavoro in diversi modi. Nel 1831 viene nominato Cavaliere dell'Ordine del Leone d'Olanda e nel 1847 come Comandante dell'Ordine della Quercia di Corona e nel 1841 una sua opera viene acquistata dal Re di Olanda e Granduca di Lussenburgo, Willem II. A lui sono state intitolate strade cittadine ad Amsterdam, Eindhoven, Ede e Leeuwarden. Tra i suoi allievi: Jan Adam Kruseman (1804-1862) e Herman Frederik Carel ten Kate (1822-1891). Nel 1996 nasce la Fondazione Kruseman. L'obiettivo della fondazione è quello di ottenere maggiore riconoscimento per l'opera di Cornelis Kruseman e dei suoi familiari pittura.
Di Admin (del 09/03/2011 @ 00:00:01, in Arte News, linkato 2874 volte)
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