Parlando di
Antonio Bresciani,
Domenico Rea ha sottolineato la "impalpabile e mite solitudine" che, effettivamente, può essere considerata la cifra distintiva di questo
pittore di difficile definizione, teso alla costruzione d'una pittura piacevole, fatta di forme compite ed eleganti, sensuale ed accattivante, ma non per questo vacua e lontana dall'esprimere un contenuto di pensiero. Il
Maestro ha vissuto tutto il travagliato percorso degli anni tra le due guerre, cercando di agire sull'affidamento formale per ritrovare uno spessore più intenso a quella partecipazione d'intimità cui egli ha tentato di dare il volto delle sue
modelle. (
R. Pinto)
Si diplomò giovanissimo all’
Accademia di Belle Arti di Napoli, iniziando un’intensa attività artistica. Presente alla
Biennale di Venezia fin dal 1930 e alle prime quattro edizioni della
Quadriennale romana, ha partecipato alla Mostra d’arte della vita del Mezzogiorno d’Italia (Roma 1953), al Maggio di Bari, al Premio Michetti, alla Mostra internazionale di Lugano, alla Mostra dell’Arte moderna in Italia a Firenze.
Bresciani, pittore di fiori e di fragranti nature morte, di paesaggi, ma soprattutto pittore
di bambine e di fanciulle. Talvolta visi sorridenti in sogno, talvolta bambine agghindate con una gonna da ballerina; talvolta fanciulle che per la prima volta si mirano nello specchio, e giovinette assorte a puntarsi un fiore o a pettinarsi nella quieta stanzetta. La sua vena è quella del canto e di una soave intimità familiare: in una sorta di casto gineceo.
Bresciani è un erede, e non piccolo di
Spadini. La sua tavolozza non è quella dell’impressionismo spadiniano, vissuto all’aria aperta: ha le tonalità del chiuso nel rifugio familiare, in una penombra pomeridiana, sulla gamma delle terre rosse e dei grigi e dei bruni. È uno
Spadini un po’ crepuscolare, dalla contemplazione sommessa, ed una dolce malinconia sembra sia la compagna di queste figure affacciate alla contemplazione dell’elegia. Alla sua pittura, legata alla tradizione per affettuosità di temi, di lirismo elegiaco, e che trae accordi di una soavità intensa, bisogna guardare con attenzione. (
O. Vergani)
Antonio Bresciani è quel che si dice un gustoso colorista, nella migliore tradizione napoletana: colori caldi e affettuosi, dorati e patetici. È un artista che ama la realtà sentimentale e nelle sue cose mette un’aria dolce con scintillii quieti, ma intensi. (
L. Borgese)