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Mario Persico (Napoli, 1930)
Di Admin (del 16/05/2014 @ 00:00:01, in Arte News, linkato 3471 volte)
{autore=persico mario} Mario Persico è un mito! Amo la sua arte e provo una profonda ammirazione per la sua persona. Qui presento un disegno a tempera su cartoncino nero degli anni Cinquanta: Carro Funebre!

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MARIO PERSICO Titolo: CARRO FUNEBRE Tempera bianca su cartoncino nero, 67 x 95,5 cm del 1959

L’arte di Mario Persico, nato a Napoli nel 1930, appartiene alla storia dell’avanguar­dia napoletana sin dal suo primo manifestarsi. Allievo di Emilio Notte all’Accademia di Belle Arti, Persico raccoglie le sollecitazioni provenienti dalle sperimentazioni sul­la materia e dalle “vertigini cosmico-nucleari” della pittura di Mario Colucci. Nel 1955 aderisce ufficialmente al Movimento Nucleare di Baj e Dangelo; Gioia verde, dello stesso anno, mostra un impianto informale da cui emergono zone di addensa­mento cromatico vagamente organiche.

Nel 1958 con Biasi, Del Pezzo, Di Bello, Fergola, e LuCa (Luigi Castellano) fonda il Grup­po 58, la cui importanza, nell’attardato contesto culturale napoletano, va ben oltre le dichiarazioni di poetica pronunciate.

Al 1959 datano il Manifeste de Naples, feroce e irridente critica all'astrattismo, la prima personale alla Galleria Senatore di Stoc­carda e il lavoro editoriale - redazione e grafica - per la rivista “Documento Sud”, che proseguirà anche nella successiva av­ventura di “Linea Sud”.

L’opera Robot del 1961 rispecchia l’indirizzo intrapreso dalla sua nuova figurazione grazie all’utilizzo di materiali extra-pittorici: bottoni, rondelle, carte, congegni meccanici. Dal 1963 produce “oggetti praticabili”, strutture polisignificanti che traducono la poetica dell’indeterminazione e aprono lo spazio dell’arte ad una infinibilità di letture.

Nel 1966 illustra l'Ubu Cocu di Alfred Jarry, padre della Patafisica, tradotto in italia­no da Luciano Caruso. Alla fine degli anni Sessanta, risalgono i primi Segnali, gli Og­getti Ammiccanti e le Gru Erotogaie.

Le sedie dell’isteria e Le sedie della tortura realizzate tra il 1971 e il 1975, sono un’amara riflessione sulla condizione umana che genera da sé i suoi strumenti di tortura, oltre che uno studio sulla meccanica del Quattrocento. Nel 1973, con la realizzazione dei disegni per i costumi e le scenografie per Laborinthus II di Luciano Berio il suo lavoro incontra anche il mondo teatrale. Agli anni Ottanta appartengono il ciclo intitolato Ta­vole della Memoria e la serie dedicata alla rivisitazione di alcune opere di Courbet.

Patafisico per eccellenza per quella sua “visione magica e ambigua della realtà” (Martini), e membro del gruppo napoletano sin dalla sua costituzione nel 1965, Per­sico assume la carica di Rettore Magnifico dell’istituto Partenopeo nel 2001. Finalmente nel 2007, la mostra personale al Castel dell'Ovo di Napoli ha raccolto un cospicuo numero di opere attraverso cui rileggere la storia cinquantennale di un ar­tista intransigente che, “fuori dall’occhio infuocato del dio mercato”, continua a co­struire immaginifici spazi di resistenza.

 

Maria de Vivo (da 9centoNapoli 1910-1980 per un museo in progress. Electa Napoli)