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Pubblicata in data 28 Giugno 2006 Pittori a Portici nel '900: Aniello Mantice Aniello Mantice. (Napoli, 1938 – Portici, 2003). Ha studiato all’Istituto d’Arte e all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Si è diplomato anche in Arti Grafiche e Pubblicità e studiato in Germania la tecnica dell’incisione. Ha insegnato Educazione Artistica a Benevento. Ha partecipato a più di 70 mostre nazionali, ricevendo vari premi, coppe, diplomi, medaglie. Suoi lavori figurano in varie collezioni in Italia e all’estero (Brasile, Germania). Su di lui hanno espresso giudizi più che favorevoli Arturo Jannace, Bonifacio Malandrino, Vittorio Como e numerosi altri critici su riviste e quotidiani. Era accademico Tiberino. Figura nel libro Il Mercato Artistico Italiano 1800-1900 della Pinacoteca di Torino; su “Panorama d’Arte” di Brescia; su Documenti d’Arte Italiana d’oggi di Benevento. Ha ricevuto la Legion d’Oro come premio dell’operosità nell’arte. “Mantice è arrivato alla speranza. È arrivato a guardare dalla cima il dispiegarsi della vita. Saliva per la costa, sentiva la fatica dell’ascesa, la solitudine del suo ansare; guardava indietro e il suo sguardo si smarriva nella concatenazione dei rumori della gente in pianura: risse per nulla, oppressione dei meno scaltri, l’umanità imbestiata. Poi ha capito che ognuno può crearsi un suo mondo a propria immagine, e allora anche il disprezzo per la corruzione, per la superbia degli incapaci, per la boria dei presuntuosi, si è tramutato in pietà e in commiserazione. Mantice ha scoperto se stesso come unico essere fatto a sua misura, che può creare daccapo il mondo, che può inventare la vita e di conseguenza le note e i colori che la descrivono. Ecco perché i suoi soggetti sono percorsi da brividi di azzurri e di verdi; si mantiene nella sua preferenza di accostare masse, piuttosto che delineare forme, di fondere insieme paesaggio e figura. La materia è più dolce, più serena: accomunati nello stesso destino sono la terra e l’uomo; e la terra vista dall’alto è meravigliosa. Così la conquista della verità dell’uomo, convince anche il pittore a usare comprensione per il male, anche perché il male mette in evidenza il bene. E il tutto scompare nella maestosità e bellezza della natura e della vita che al di sopra e al di fuori degli uomini resta in attesa di una possibile e sognata età dell’oro”. (Carmelo Bonifacio Malandrino nel 1974) |