Pubblicata in data 29 Maggio 2006

Raffaello per antologia Una mostra impossibile

Palazzo Reale- Sala Dorica- Napoli 31 maggio 2006 - 30 giugno 2006. Raffaello in una “mostra impossibile”. Questa mostra, nata dalla collaborazione tra la Rai e la Regione Campania, raccoglie trentasei opere di Raffaello riprodotte in scala reale. Tra queste, affreschi e tele di grande dimensione come la Trasfigurazione, Il trionfo di Galatea e il Cristo portato al sepolcro. La direzione scientifica della mostra è di Ferdinan­do Bologna. L’idea di allestire una “mostra impossibile” nasce da una ri­flessione sulla crisi strutturale che investe i musei di tutto il mon­do e da un’istanza di democrazia culturale che ha in Walter Ben­jamin e André Malraux i suoi precursori. Le mostre “impossibili” sono tali nel senso che finora un af­fresco, un quadro o una pala d’altare potevano essere compiuta­mente ammirati soltanto sul posto. Ora invece, impiegando tec­niche digitali d’avanguardia, è possibile realizzare riproduzioni di altissima definizione, in scala 1 : 1, ponendo lo spettatore vir­tualmente di fronte all’opera d’arte originale. La mostra impossibile di Raffaello comprende anche una straordinaria rassegna di film e documentari sulla vita e l’opera dell’urbinate, un’audio-guida registrata da Ferdinando Bologna e un sito Internet (www. raffaello.rai.it.). Il percorso di visita è illustrato anche da testimonianze dell’epoca di Raffaello e da un’antologia critica dal 1500 al 1900, dal Vasari a Bellori, da Goethe a Delacroix a Longhi. Renato Parascandolo (Autore del progetto delle “mostre impossibili”) -------------------------- La “facilità” dell’arte di Raffaello. La mostra di riproduzioni fotografiche digitali in formato 1:1, che, su progetto di Renato Parascan­dolo, la Rai dedica questa volta a Raffaello da Ur­bino, giovandosi dell’ospitalità accordata dal So­printendente Enrico Guglielmo presso la Sala Do­rica del Palazzo Reale di Napoli, riprende e pro­segue idealmente quella che, qualche anno addie­tro, fu dedicata al Caravaggio e ha poi viaggiato per il mondo ottenendo un successo davvero in­sperato: un successo che peraltro fu grande fin dalla prima edizione, allestita anch’essa a Napoli, nel Castello Sant’Elmo, per l’ospitalità accordata dal Soprintendente Nicola Spinosa. Il numero delle riproduzioni esibite è meno folto di quelle del Caravaggio, ma si fonda su di un criterio di scelta e di selezione non meno ocu­lato, volto a restituire quanto meglio possibile la fisionomia artistica e storico-culturale del gran­dissimo maestro che Raffaello fu: un maestro la cui opera ha costituito per secoli il modello esem­plare di quel che dovesse essere l’arte in assoluto, e specialmente – come scriveva già nel 1557 il veneziano Ludovico Dolce – nel senso della «faci­lità [che] è il principale argomento della eccellen­za in qualunque arte, e la più difficile a consegui­re, et è arte a nasconder l’arte». Né, anche questa volta, sarà da sottovalutare il contributo non soltanto didattico, bensì pro­priamente conoscitivo, che questo genere di ripro­duzioni può dare alla storia dell’arte vera e pro­pria, in quanto agevola la migliore leggibilità degli stessi originali, sottratti alle contingenze di luce inadeguata o comunque di mediocre esposizione in cui sono troppo spesso costretti, a onta della vantata e certo indiscutibile insostituibilità, a stentare la fruibilità nelle sedi consuete. Né sarà mai valutata a sufficienza la possibilità di esami­nare a fronte e a contatto diretto opere per solito ubicate in sedi reciprocamente remote, che questo genere di mostre “impossibili” procurano e agevo­lano: nelle dimensioni originali e a un altissimo li­vello di fedeltà riproduttiva. Ferdinando Bologna. (Direttore scientifico della mostra)

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