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Pubblicata in data 5 Dicembre 2005 Giuseppe De Nittis Giuseppe De Nittis (Barletta, 1846 – Saint Germaine en Laye, 1884). Quarto figlio di una agiata famiglia di possidenti, sin da ragazzo dimostrò una spiccata attitudine per la pittura; compì i suoi studi sotto la guida di G.B. Calò, pittore di origine pugliese già allievo del Mancinelli. prima di giungere a Napoli, il De Nittis aveva abituato l’occhio alle vaste pianure pugliesi, prive di montagne, con piani geometricamente delineati, sotto un cielo laminato d’azzurro in estate e ammorbidito dalle nubi in autunno. Rimasto orfano si trasferì appena quindicenne a Napoli. Qui vedeva per la prima volta il bel golfo dalle divine proporzioni, restando conquiso da quella città pittoresca, dall’incomparabile animo poetico. Iscrittosi all’Istituto di Belle Arti frequentò i corsi dello Smargiassi e del Mancinelli, ribelle ad ogni disciplina ed agli insegnamenti accademici, il De Nittis fu espulso dall’Istituto. Amante della natura, dell’aria aperta e della realtà, si trasferì a Portici in alcune stanzette all’ultimo piano del Palazzo Reale, qui con De Gregorio, Campriani, Leto e Rossano partecipò alla fondazione della scuola di Resina (Repubblica di Portici). I suoi aderenti, che erano impegnati nella ricerca degli accordi di luce di colore nel paesaggio all’aperto in una assidua ricerca di sintesi formale e macchia, erano considerati ribelli e pertanto osteggiati e derisi dai maestri che dominavano la scena della pittura napoletana, Morelli e Palizzi. Questa scuola era lontana dal loro sentire e molto più vicina a Giacinto Gigante ed alla scuola di Posillipo. In questo periodo ed in questo ambiente maturano i presupposti di quella che sarà la più vera e sentita pittura denittisiana. Nel 1864 presentò alla terza Promotrice S. Rosa due opere intitolate L’avvicinarsi della tempesta, nonostante i suoi lavori fossero stati relegati fra i dipinti più modesti dell’esposizione furono notati da Adriano Cecioni che li giudicò i migliori dipinti presenti all’esposizione e spronò l’artista a perseverare. Due anni dopo, alcuni dipinti furono acquistati dal re Vittorio Emanuele II per la pinacoteca di Capodimonte. Cecioni lo presentò, a Firenze, al Lega, al Banti, al Fattori ed al Signorini e lo introdusse nell’ambiente dei Macchiaioli, questi contatti furono decisivi per la formazione artistica del De Nittis, specie l’amicizia con Telemaco Signorini che ritrovò in seguito a Parigi ed a Londra. Nel 1868, dopo un viaggio nelle principali città italiane, si trasferì a Parigi ove conobbe Messonnier e Fortuny che influenzarono il suo stile. Attirato dalle proposte di mercanti d’arte parigini iniziò a produrre dipinti alla moda che lo resero noto al grande pubblico. Nel 1869 sposa Leontine Gruville che fu sua ispiratrice, preziosa consigliera e compagna sino alla fine. In questi anni frequentò anche i giovani Impressionisti e fu proprio nel giardino di De Nittis che Manet dipinse il suo primo quadro plein air che ritrae appunto il collega italiano; il salotto dei De Nittis fu frequentato dai maggiori artisti francesi e fu punto di riferimento per la cultura artistico letteraria parigina. Con lo scoppio della guerra Franco-Prussiana, l’artista rimpatriò e tra Barletta, Portici, Ischia e Capri dipinse ritrovando la sua vena più genuina, una pittura fresca e felice come mai prima. Nel 1872 ritorna a Parigi ed espone al Salon riscuotendo un enorme successo. Due anni dopo, osteggiato dal mercante Goupil, rompe con la parte ufficiale degli artisti e partecipa, invitato da Degas, con cinque opere alla prima esposizione degli impressionisti nelle sale del fotografo Nadar, ma il successo mondano ottenuto presso il Salon ufficiale con un’opera (Che freddo) non consona ai canoni degli artisti plein air, lo rende inviso agli impressionisti ed ai vecchi amici d’Italia che non gli potevano perdonare di plaire à tout le monde. Naturalmente non partecipò più ad altre esposizioni del gruppo, anche se conservò rapporti amichevoli con la maggior parte di essi. L’anno successivo fu a Londra ove la sua pittura piacque tanto che un ricco banchiere, Mr. Kowles gli comprò quadri per grosse cifre, lo protesse e l’aiutò. La sua attività ora è ripartita tra Francia, Italia ed Inghilterra. Nel 1878 espone alla Esposizione Universale di Parigi. Fu un trionfo che gli valse medaglia d’oro, Legion d’Onore, acquisti ed elogi. L’artista raccolse successo ed onori, sia in Italia che all’estero, nel 1883 il Governo francese acquista un suo dipinto per il museo del Lussemburgo ed il re d’Italia Umberto lo accoglie benignamente per visionare il bozzetto per il monumento a Vittorio Emanuele. Muore il 12 agosto del 1884 per emorragia celebrale. De Nittis fu molto versatile nelle tecniche, si dedicò oltre all’olio, all’acquerello ed al pastello, si cimentò anche nella litografia e nell’acquaforte. Scrive di lui Enrico Piceni: “De Nittis non è arruolabile in alcuna scuola, in alcun movimento. Passò attraverso l’Accademia napoletana, vecchia e nuova, attraverso l’accademismo travestito di Gèrome e di Meissonier, attraverso il macchiaiolismo e l’impressionismo: e rimase, nel fondo, sempre fedele a se stesso”. Nel 1913, con disposizioni testamentarie, la vedova dell’artista lasciò i dipinti più importanti della sua vasta collezione di opere del marito al Municipio di Barletta. (Pittori a Napoli nell'Ottocento) |